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L’Ottavio furioso. Bianchi: “Questo calcio è peggiorato”

L'ex allenatore della Roma: "Ricominciare? Bergamo è l'inferno"

Redazione

Ha vinto il primo scudetto del Napoli, ha condotto la Roma in finale di Coppa Uefa e ha allenato la prima Inter di Moratti. Ma il rapporto più forte Ottavio Bianchi lo ha sempre conservato per Brescia e Bergamo.

Quest'ultima è la città in cui oggi vive (da solo) un incubo senza fine. Il tecnico, oggi 76 anni, non riesce proprio a parlare di calcio, intervistato da Francesco Balzani su Leggo.

Bianchi, come sta la sua Bergamo?

"Ci sono ancora tanti morti e nessuno di loro ha il conforto di amici o familiari, ho pianto molto questi giorni. La nostra città è distrutta dal dolore, ricevo chiamate da chiunque per sapere se sono ancora vivo. E ho paura non sia finita qui. Vedo infermieri e medici in tv e penso che sono eroi, ma mi sale la rabbia a vedere i politici".

E lei come sta?

"Vivo da solo e non posso vedere i miei figli. Mi lasciano da mangiare e qualcosa da leggere sul pianerottolo. So che cosa significa stare intubati, lo sono stato per 3 giorni tanti anni fa. Non vedo l'ora di tornare a sentire l'odore della primavera. Ogni giorno mi arrivano notizie di amici che non ci sono più. Non sto per niente bene, ma sento al telefono tante persone che mi sono vicine. Anche con Ferlaino mi sono riparlato dopo tanti anni".

Il calcio la distrae?

"Parlo con i miei ex giocatori e non solo del Napoli. Tutti mi legano a quello scudetto, ma ho vissute gioie simili con Avellino, Atalanta o Mantova. Però non riesco a rivedere le vecchie partite, figuriamoci quelle nuove. Perché? Sinceramente le polemiche di queste settimane mi hanno un po' disgustato. Hanno litigato e continuano a litigare su calendari e stipendi, mentre il nostro Paese piange. Però non mi stupisco affatto".

Cioè?

"Questo ambiente è peggiorato di molto. I club lamentano perdite ma vedrete che un accordo lo troveranno al contrario magari di altri settori del nostro Paese. Sto nel calcio da 50 anni, so come ragionano".

E il taglio degli stipendi?

"Per quel che riguarda i giocatori che guadagnano tanto mi sembra doveroso. Ma pure questo è un argomento che non mi appassiona".

Quindi per lei il campionato non dovrebbe ripartire a maggio?

"Chi pensa al calcio oggi dovrebbe venire un paio di ore a Bergamo, a sentire le continue urla di dolore della gente che perde genitori o amici. Probabilmente non vi rendete conto di cosa sta accadendo in Lombardia. Allentare ora le misure e rischiare un'altra ondata del genere è pericoloso. E poi per fare cosa? Giocare a porte chiuse con giocatori impauriti e fuori forma? È calcio quello? Mi fido solo degli scienziati, gli altri sono parolai".