Leader o non leader, ma soprattutto ancora bomber oppure no? Il cigno di Saravejo, alias Edin Dzeko, torna a far discutere soprattutto da quando ha ereditato la fascia da capitano, scrive Francesco Balzani su Leggo.
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Dubbi su Dzeko
Il bomber sul banco degli imputati. È davvero lui il leader della Roma?
Il bosniaco sabato farà i conti con una cabala anomala. All'Atalanta, infatti, ha segnato 4 reti. Solo Chievo e Sassuolo (in Italia) ne hanno incassati di più (5) da Dzeko. Eppure contro i bergamaschi il ruolino di marcia di squadra è abbondantemente negativo dal 2014 ad oggi: 1 vittoria, 4 pareggi e 4 sconfitte. L'unico successo è arrivato, alla prima giornata di tre anni fa (0-1 a Bergamo) proprio in una delle rare occasioni in cui non è andato a segno Edin.
Il crollo emotivo della squadra in questo 2020 mette in discussione il ruolo di leader del bosniaco che in passato ha borbottato spesso in campo nei confronti dei suoi compagni. E che in questo nuovo periodo di crisi non riesce a dare la scossa a un gruppo che lo stesso Dzeko reputa immaturo. Il valore tecnico del numero 9 resta indubbio così come l'attaccamento alla maglia e alla città, dimostrato in due occasioni quando ha rifiutato la corte di Chelsea ed Inter rinunciando a soldi e maggiore competitività.
Eppure la piazza lo ha rimesso in discussione come è accaduto a singhiozzo pure nelle quattro stagioni precedenti. A mancare sono soprattutto i gol se si considera che negli ultimi tre anni ha messo a segno 19 reti in 56 partite. Non proprio una media da bomber. Meglio hanno fatto in serie A: Immobile (40 in 57), Ronaldo (41 in 51), Zapata (31 in 49), Caputo (29 in 57), Milik (26 in 49) e Belotti (24 in 56). C'è da ribattere che l'unica stagione in cui Dzeko ha superato quota 20 gol aveva al suo fianco giocatori del calibro di Salah, Totti ed El Shaarawy e un allenatore più esperto come Spalletti.
Questione di qualità, proprio come hanno fatto presente a turno sia Fonseca sia lo stesso Edin che a fine stagione potrebbe rivedere il suo rapporto con la Roma soprattutto se non si dovesse centrare per il secondo anno di fila il traguardo Champions. Un obiettivo che passa per la sfida di sabato all'Atalanta, un'occasione più unica che rara per rompere il tabù, riprendere per mano la Roma e cancellare le critiche.
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