"Potrei dire che in Italia c'è più pressione dei media e del pubblico, rispetto all'Inghilterra. In realtà mi ha colpito altro: io qui posso girare con gli amici, fare una passeggiata con la famiglia. In Italia è faticoso. Ma qui sto bene. Mi sto abituando anche al clima: ti svegli con la pioggia, alle tre c'è il sole, due ore dopo piove di nuovo. Per il resto è uguale: la vita di un calciatore è allenamento-casa e stop" dice Nicolò Zaniolo intervistato da Matteo Pinci su La Repubblica.
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Zaniolo: “La Roma, una ferita. Il calcio non ha memoria. Mai pensato alla 10 di Totti”
È rimasto deluso da qualcuno nel mondo del calcio?"Nomi non ne faccio, le guerre mediatiche non mi piacciono. Ma alla Roma le cose potevano finire in modo diverso: provo un grande amore per i tifosi, i miei compagni, la squadra, la città, e loro nei miei confronti. È una delusione che ho provato. Io ho delle responsabilità, ma anche altre persone. Quando ci sono casini così vuol dire che tutti ci abbiamo messo del nostro. Ma del passato non voglio parlare, ora sono in Premier e penso al futuro".
Un calciatore non ha tempo per un hobby diverso? "Non solo il tempo. Non possiamo usare il fisico fuori dal campo: ti piace la moto? Non puoi andarci. Ti piace sciare? Non puoi farlo. Uscire dalla quotidianità è dura, anche se vai a cena fuori non puoi mangiare come vorresti, hai una dieta da seguire. La vita del calciatore ha tanti pro, ma anche dei contro. Però è quello che sognavo da bambino, e non mi lamento".
E lei cosa fa nel tempo libero? "Fin da piccolo ho giocato nelle nazionali giovanili, non ho mai avuto molto tempo libero. La mattina mi sveglio alle 9, massimo 9:30. Vado al campo e all’una, l'una e mezza finisco tutto. Alle due torno a casa. La sera magari vado a prendere un caffè con gli amici, faccio una passeggiata. Ma la vita fuori dal campo è più importante dell’allenamento. Se fai un ottimo allenamento, poi fai tardi, dormi poco e non recuperi, il giorno dopo non ti alleni bene".
La sua carriera nei fatti è iniziata in Champions: titolare al Bernabeu contro il Real Madrid a 19 anni. "Riunione verso le 11, quando finisce Di Francesco mi prende e mi dice: “Sei pronto per giocare?”. Io non ero pronto per niente. Ma ho detto: “Sì, certo che sono pronto”. Allora lui mi fa: "Giochi mezzala, devi marcare Modric, Bale, Casemiro, occhio a Isco...”. Tutti campioni con cui fino al giorno prima giocavo alla playstation. Quando siamo usciti dallo stadio tutti cantavano a Modric “Pallone d’Oro, pallone d’Oro...”. Ho realizzato lì cosa era successo",
Parliamo della finale di Conference a Tirana. "I giorni precedenti Mourinho ha chiesto a tutti: siete pronti? Per tanti era la prima finale europea. Ci ha aiutato, ci ha detto che se eravamo arrivati lì era per tutto quello che avevamo fatto in campo e che il merito era solo nostro. Ci ha fatto arrivare carichi a giocarla".
Poi l'ha decisa lei. L'impressione è quasi che lei renda di più nelle partite difficili... "La partita difficile è più facile da preparare. Quando giochi contro una squadra meno attrezzata, anche se non vuoi, hai qualcosina in meno a livello di concentrazione. Quelle difficili sono diverse, sai che quella è “la” partita. E lì si vede il giocatore, quello che sai fare. Ho sempre amato le partite da dentro o fuori, mi diverto a giocarle".
Le hanno mai offerto il “10” di Totti? "Non lo avrei accettato mai: ti mette una pressione addosso che non serve. Le pressioni a Roma ci sono a prescindere, la piazza vuole tanto e chiede tanto: tutti sappiamo di chi era quella maglia e non ci ho mai nemmeno pensato di prenderla".
Come si vede a 35 anni? "Mi piacerebbe vincere un grande torneo con la Nazionale: un Europeo, ma spero il Mondiale. E tanti trofei, di squadra e personali. Ma anche divertirmi. Ed essere felice".
Cosa ha imparato dal calcio?"Che il calcio non ha memoria. Inutile essere sulle nuvole se fai bene, ma pure abbattersi se sbagli una partita. È un attimo sei un idolo o sei scarso. Conta altro nella vita: famiglia, amici, mio figlio, le persone care".
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