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Via all’era Malagò. Mancini o Conte ct e la serie A da riunire

Lavoro per niente facile per il nuovo Commissario ad interim

Redazione

Per 6 mesi, almeno, il mondo del calcio italiano sarà nelle mani di Giovanni Malagò, incaricato dal Commissario della Federcalcio Roberto Fabbricini di occuparsi della Serie A.

Ieri sera erano tutti a cena, commissari e sub commissari, per stilare l’agenda del salvataggio. Su due canali paralleli: la Lega con Malagò assistito da due sub commissari come l’avvocato Nicoletti e l’ex calciatore Corradi. E la Figc, incapace solo 4 giorni fa di darsi un leader, affidata al fedelissimo Fabbricini con due scudieri: l’avvocato Clarizia,luminare del diritto amministrativo fedelissimo di Alfano, e Alessandro Costacurta, a cui spetterà il compito di scegliere il nuovo ct. Dopo la delusione dell'esclusione dal Mondiale sarà compito del nuovo corso scegliere la guida degli Azzurri. "Mancini è uno dei papabili", ha ammesso Costacurta ricordando i suoi trascorsi con lui. Dicono addirittura che i due abbiano già parlato: in fondo Mancini è amico personale di Malagò almeno quanto Totti. Ma non è un candidato unico: pure Conte, come Mancini, ha una passione viscerale per la panchina della Nazionale, che in più ha allenato. Potrebbe liberasi del suo contratto con il Chelsea anche grazie ad un rapporto conflittuale con la dirigenza che potrebbe condurlo ad un esonero da un momento all'altro. Una scelta, quella del ct, su cui supervisionerà proprio Malagò, che per sé ha tenuto la Serie A, che sta decidendo una partita da un miliardo di euro: quella dei diritti tv. Intanto perché, causa impegni olimpici, Malagò dovrà affidarne da qui al 26 febbraio la gestione al suo “vice”, Nicoletti, che in Lega ha dimostrato di sapersi muovere. Poi perché gli interessi in ballo sono univoci: incassare il più possibile dalle tv. Terzo, perché l’altro punto in ballo, ossia la nomina dei vertici della Lega, è decisamente più semplice da trovare se tra le due anime se ne incastra una tecnicamente imparziale. Oggi ci si scontra per la nomina dell’ad: Cairo e il suo gruppo “tifano” per lo spagnolo Tebas o l’ex Procter& Gamble Kahale, ma mezza serie A non è d’accordo. Posizioni distanti che però il presidente del Coni può avvicinare. Perché almeno uno dei due fronti dovrebbe fare un po’ più fatica a dire di no al capo dello sport italiano. Riuscire a mettere d’accordo una Lega che da sola non voleva saperne di trovare un punto d’incontro, per Malagò, non potrebbe che diventare un potentissimo volano politico.

(M. Pinci)