Attenzione, il rischio c'è: Antonio Conte a giugno (più improbabile già a gennaio) potrebbe davvero lasciare la Nazionale dopo un solo anno, anzi meno, da ct. La Lega di serie A sta tirando troppo la corda e Conte è furibondo.
rassegna stampa roma
Tutta la rabbia di Conte lascerà la Nazionale?
L'ex allenatore della Juve potrebbe davvero lasciare la Nazionale dopo un solo anno, anzi meno, da ct.
Non è tipo da mediazione, da compromessi. E poi, il suo (vero) sogno, dopo la Juve, è allenare un club di valore mondiale.
Carlo Tavecchio ha avuto coraggio nello scegliere Conte per la panchina azzurra: una decisione innovativa (metà ingaggio, alto, pagato dallo sponsor Puma) e condivisa in pieno da Giovanni Malagò. In quel momento, l'agosto scorso, Conte era sicuramente il meglio disponibile. Sin qui non ci sono dubbi.
Poi, il cammino del ct non è stato facile (anche se siamo praticamene qualificati per Euro 2016): si sa che i club, e da sempre, non vengono incontro ai desideri dei tecnici. E' sempre stato così. E lo sa (lo sapeva) benissimo lo stesso Conte che quando allenava la Juve non era certo morbido con Prandelli (chiedere a Cesare...). Per questo lo stupore dell'attuale tecnico azzurro adesso stupisce. Lui vuole avere gli azzurri il più possibile a disposizione e soprattutto vuole che il campionato 2015-'16 si chiuda non il 22 maggio come ha deciso la Lega, e come ufficializzerà a gennaio, ma una settimana prima. Questo per esigenze europee, perché Conte avrebbe a disposizione i giocatori per un periodo ridotto. In passato ai suoi predecessori era andata meglio: nel 2012 il campionato era finito il 13 maggio e nel 2014, prima dei Mondiali, il 18 maggio.
Ora questo schiaffo. Con beffa: per gli stage di febbraio, saranno esentate dal mandare i loro azzurri a Coverciano le società impegnate nelle Coppe (la Juve e la Roma, alleatissime su questo fronte, hanno già detto che non accontenteranno Conte che perderebbe così oltre 10 giocatori). Il ct a questo punto avrebbe voglia di dire, "o tutti o nessuno". Marcello Lippi, ex campione del mondo 2006, sostiene che sugli stage non si debba fare una guerra di religione, e che il vero problema sono i tanti stranieri. Ma Conte non può stare a lungo senza allenare i suoi calciatori: lui è un uomo da campo, non da scrivania. Non è adatto a fare il coordinatore delle Nazionali, ad andare a vedere cosa fanno gli altri. Per questo non è escluso che in futuro dica addio a Tavecchio, che non avrebbe alcuna colpa, e si piazzi in un grande club (il Paris Saint Germain, ad esempio, gli fa gola). Michele Uva, dg della Figc, sarà a Doha dove lunedì si gioca la Supercoppa: parlerà soprattutto con Andrea Agnelli. L'"ambasciatore" di Tavecchio tenterà di ricucire i rapporti. Ma non sarà per niente facile. E' significativo il fatto che Conte sinora sia stato in tutti i ritiri dei club, tranne uno. Vinovo, dove si allena la Juve.
© RIPRODUZIONE RISERVATA