Un debutto con rinvio. Dopo lo stop di martedì per l’assenza della maggioranza, che aveva fatto irritare il capogruppo del Pd Fabrizio Panecaldo e i dirigenti giallorossi oltreoceano, ieri il nuovo stadio della Roma è sbarcato in aula Giulio Cesare. Ma le polemiche non sono tardate. Per il secondo giorno è caduto il numero legale e il voto sulla delibera che dovrà certificare l’interesse pubblico dell’opera, è slittato ancora, presumibilmente a lunedì.
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Nuovo stadio, il progetto in Aula ma sull’ok è ancora fumata nera
Per il secondo giorno è caduto il numero legale e il voto sulla delibera che dovrà certificare l’interesse pubblico dell’opera, è slittato ancora, presumibilmente a lunedì.
In un’assemblea in fibrillazione per gli strascichi dell’inchiesta “Mondo di Mezzo” («Qui siamo tutti in confusione», mormora più di qualcuno), l’assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo, ha illustrato il progetto della nuova arena dei “lupi” di Luca Parnasi e James Pallotta. Aiutato dal maxi-schermo, ha mostrato lo stadio da 52mila posti, i campi di allenamento e il business park. Ma anche le opere pubbliche a carico dei costruttori, dalla fermata della metro B al ponte ciclo-pedonale e al parco sul Tevere. «Se una di queste non dovesse essere realizzata con lo stadio, l’interesse pubblico decadrà», ha assicurato l’assessore. E ha aggiunto: «L’importante è che l’aula voti in maniera consapevole, ci si aspetta un lavoro serio e approfondito».
Ma la seduta è durata ancora per poco. Sulla votazione dell’ultima delle tre questioni pregiudiziali presentate dal M5S, il numero legale è caduto e l’aula dovrà tornare a riunirsi oggi. «È stato tutto studiato a tavolino in modo tale che in seconda convocazione, alla maggioranza basteranno 16 consiglieri», denunciano i pentastellati. «È inaccettabile l’impasse che blocca la capitale su un’opera di tale portata », attacca Giordano Tredicine (Pdl), e il forzista Dario Rossin rincara la dose: «Il sindaco non ha più maggioranza». E il leghista Marco Pomarici, pur annunciando il voto favorevole, chiosa: «Lo stadio non sarà della Roma, dovrebbe chiamarsi stadio Pallotta». Alle polemiche risponde la presidente dell’assemblea capitolina, Valeria Baglio: «Sono soddisfatta, siamo riusciti ad andare avanti in maniera spedita. I tempi sono quelli fissati». E Panecaldo assicura: «Convocheremo nuovamente lunedì per l’approvazione della delibera».
I residenti, intanto, salgono sulle barricate, consegnando una lettera al sindaco con tutti i motivi di contrarietà: dalla questione mobilità “già al collasso” alla proprietà dei terreni (“che al momento vede gravare una diffida sulla testa dell’amministrazione comunale”, ai problemi idrogeologici (“l’ansa su cui sarà costruito è considerata ad alto rischio”). «L’impatto su Torrino e Decima generato dallo stadio ma soprattutto dalla cementificazione — spiega il comitato Difendiamo Tor di Valle — sarebbe pesantissimo». E Italia Nostra: «Il voto favorevole all’interesse pubblico è inaccettabile».
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