"Il ko della Roma era previsto. Questo il titolo, ieri su Libero, della rubrica di Luciano Moggi. Previsto da lui, forse" scrive oggi Gianni Mura su La Repubblica. "Da molti, me compreso, no. L’1-1 dell’andata sembrava sufficiente garanzia. Sappiamo com’è andata: Roma fuori dalla Champions e gravi colpe dell’arbitro («disgusting») secondo il presidente Pallotta.
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Se in Coppa avesse perso capitan Di Bartolomei
"Agostino Di Bartolomei, ecco chi mi viene in mente se penso a un capitano. Nessun paragone con De Rossi ma io credo che, dopo l’eliminazione della Roma e per com’era maturata, lui qualche parola per la sua gente l’avrebbe trovata...
L’avevo già scritto per Garcia: italianizzarsi sul versante sbagliato, piagnone e scaricabarile, non è un bella cosa. Non escludo che tra gli assidui informatori del presidente qualcuno abbia una visione tutta propria dei regolamenti. Voto a Pallotta: 3,5. Dia una sveglia alla squadra, non l’ammorbidente dell’attenuante. Ho seguito e approvato molte sue iniziative, dall’impegno nel sociale alla durezza contro i «fucking idiots», frase che parte della tifoseria gli sta ancora facendo scontare. Questa volta seguire e approvare non è possibile. Pallotta lasci stare Marciniak, che ha fatto solo il suo dovere, e se la prenda con chi, dei suoi giocatori, non l’ha fatto, anzi ha dato una spinta negativa alla squadra facendola finire in 9 una partita nata male ma ancora raddrizzabile sullo 0-1, se tutti avessero mantenuto la calma.
De Rossi, più di Emerson, è chiamato in causa. Perché il primo a farsi cacciare è lui e perché è il capitano. Non lievi le colpe di Emerson, dopo 10’ e con l’intervallo di mezzo: la squadra era in 10, usare la testa non significa solo intervenire sui palloni alti. Nessuno dei due ha ancora capito che in campo europeo gli arbitri sono meno permissivi di quelli del nostro campionato che estraggono un cartellino giallo, quando lo estraggono, anche per entrate da rosso diretto. Ho letto che negli spogliatoi De Rossi è andato a scusarsi con Maxi Pereira, uscito in barella. E ci mancava pure che non lo facesse. Forse si è scusato anche con i compagni: è solo un’ipotesi ma propendo per il sì. C’è però molto silenzio da quella sera a oggi.
Non risulta che De Rossi si sia scusato con i tifosi della Roma. Se l’ha fatto e mi è sfuggito, gli tolgo automaticamente il 3 che secondo me si merita e lo giro a me stesso. Si noti che non accenno a tutti gli episodi di campo in cui De Rossi non ha saputo frenarsi. Mi basta l’ultimo: un calciatore famoso ha diritti e doveri. De Rossi, per carisma, parla da capitano anche quando non lo è, per esempio durante il ritiro degli Europei, quando difese Thiago Motta dall’accusa di essere lento e poco tecnico: «Chi non ha mai palleggiato con lui si sciacqui la bocca prima di criticarlo ». L’inebriante, forse mistica esperienza di palleggiare con Thiago Motta temo di averla persa per sempre ma non me ne cruccio, avendo palleggiato con Rivera e Rocco Pagano.
Agostino Di Bartolomei, ecco chi mi viene in mente se penso a un capitano. Nessun paragone con De Rossi. Altre teste, altri tempi. Di questi tempi un calciatore ha molte più possibilità di comunicazione. Indipendente, non mediata. Molti, in generale, la usano per farci vedere cosa mangiano, o dove passano le vacanze, o quant’è bella la loro compagna, o simpatico il loro cane. Ma io credo che, dopo l’eliminazione della Roma e per com’era maturata, Di Bartolomei qualche parola per la sua gente l’avrebbe trovata spontaneamente. Perché non è vero, citando Love story, che amare significa non dover mai dire “mi dispiace”. A volte bisogna dirlo: per non schivare responsabilità, per non acquattarsi in una piega di silenzio, perché sì. Certo, si può anche non dirlo, almeno finché presidenti come Pallotta continuano a pensare che la festa sia stata rovinata da quel cattivone di arbitro polacco".
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