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Salary cap e Coppa mini: il piano della Serie A per cambiare il calcio

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Un documento di 25 pagine diviso in 12 punti: proposte per Figc, Uefa, Fifa e governo. Milan, Inter e Juventus da Gravina per sostenere la riduzione del campionato a 18
Redazione

Dodici articoli, 45 voci complessive. Il documento con cui la Serie A vuole riformare il calcio italiano unisce di tutto e sarà lunedì sul tavolo dei 20 club. Il campionato da 4,6 miliardi di debiti - come racconta 'La Repubblica' - vuole un salary cap: un tetto alle spese sul modello spagnolo, che impedisca di sostenere stipendi eccessivi in rapporto al fatturato del club. Con blocco dei tesseramenti — e quindi del mercato — per chi è inadempiente. Poi però l’idea è allargare il numero di extracomunitari. E ancora: introdurre contratti di 8 anni per i calciatori. Visto che i soldi sono un problema, la Serie A vuole poterne spendere meno: propone la riduzione automatica del 30% degli stipendi dei calciatori per chi retrocede e di abolire il “prelievo forzoso” che la Serie B esercita su chi retrocede. Per “una governance federale più equilibrata” chiede di “introdurre una intesa “forte”, per cui le decisioni che riguardano la Serie A possono essere adottate solo con il parere favorevole della Lega, in particolare per le licenze nazionali”.

Tra le riforme interne al calcio italiano, le squadre chiedono anche un sistema di arbitri professionisti e indipendenti dalla Figc. E un taglio drastico alla Coppa Italia. L’idea è fare in modo che alcune partite valgano sia per la coppa che per il campionato, qualificando per le coppe europee anche la finalista, non solo la vincente. C’è poi un capitolo dedicato alle proposte da portare in Uefa e alla Fifa. Riforme globali. Tagliando gli impegni delle nazionali: accorpare le sessioni di ottobre e novembre e rivedere il sistema di qualificazioni a Mondiali ed Europei sul modello delle Olimpiadi. A questo i club vorrebbero aggiungere il Var a chiamata per 1-2 volte a partita per ogni squadra e la trasmissione in diretta dei dialoghi arbitro-Var. L’ultimo capitolo, il più ampio, è quello delle richieste alla politica. La Serie A vuole una percentuale sulla raccolta delle scommesse da distribuire tra i campionati in base alle puntate ricevute e da spendere per infrastrutture e giovani. Magari con l’abolizione del divieto di sponsorizzazione. Ma soprattutto chiede il ripristino del decreto Crescita. In più il riconoscimento facciale per la sicurezza negli stadi: costo zero per lo Stato, non per la privacy dei cittadini.

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