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Roma, Mourinho e la promessa di “una squadra di bastardi”

Getty Images

Lasciarsi portare da quest’onda romana, assecondarla, è una tentazione irresistibile. Quanto il tuffo di James Pallotta nella fontana di piazza del Popolo (sempre lei) nella notte di Roma-Barcellona

Redazione

Vincere in questa città significa misurarsi con la sfida titanica al sentimento immanente della catastrofe, all’epica della sconfitta e al dolce e ineluttabile arrendervisi, scrive Carlo Bonini su La Repubblica. Abituata nei secoli a ruminare e quindi digerire imperatori, re, sindaci, papi, condottieri, barbari, la città si divertirà ora con il Marziano Mourinho. E guai a prenderla troppo o troppo poco sul serio in questo gioco. Perché a Roma c’è qualcosa di peggiore della sconfitta. Il ridicolo. Che è il graffio iconoclasta riservato da chi in fondo si prende molto sul serio (i romanisti) a chi non sa sorridere di se stesso. È il Petrolini Nerone della Roma che "risorgerà più bella e più superba che pria". È il posteggiatore di piazza del Popolo che leggenda vuole apostrofasse l’esiliato re Faruq d’Egitto, seduto ai tavolini del bar Canova, con un "a Farukko’, me devi sposta’ la macchina, che impiccia".

Lasciarsi portare da quest’onda, assecondarla, è una tentazione irresistibile. Quanto il tuffo di James Pallotta nella fontana di piazza del Popolo (sempre lei) nella notte di Roma-Barcellona, perché 10 sappiamo poi come è finita. “A Pallotta, facce ride”. E questo perché non è vero che a Roma non esista un triangolo delle Bermude. Esiste eccome. E ha ai suoi vertici il circolo canottieri Aniene, il Circo Massimo e le fontane della città rinascimentale. Dove il naufragio è la regola. "Una squadra di bastardi", pare abbia promesso il Marziano. Il che sembrerebbe suggerire che non abbia perso confidenza con le nuances della lingua e il genius loci.E tuttavia, un consiglio affettuoso lo accetti. Si conceda una serata in solitudine davanti al video. E non per ripassare il Titanic del mite Fonseca. Ma per una rapida carrellata da Petrolini a Proietti. Magari ascoltando e riascoltando l’apologo de “Er cavaliere nero e er cavaliere bianco”. Perché Roma e i romanisti sono in quei due minuti li.