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Roma, tra fischi e infortuni De Rossi diventa un caso. E in estate potrebbe partire

Il centrocampista contro la Fiorentina ha vissuto solo l'ultimo di episodio di una stagione negativa

Redazione

Poteva essere a Manchester, lontano centinaia di chilometri dai problemi di Roma. L'idea di vincere lo scudetto con la squadra del cuore lo ha spinto a restare e oggi mamma Roma, che tanto lo aveva esaltato, è diventata matrigna perfida nell'additarlo come unico colpevole. O capro espiatorio. Strana la storia di Daniele De Rossi: se c'è un nome che più di ogni altro incarna il momento della squadra di Garcia, tra crisi permanente e speranze di resurrezione è il suo. Che adesso, concretamente, valuta l'ipotesi di un addio.

Come una sliding door, Firenze ha diviso la partita - e forse la stagione - della Roma, in due momenti: a cambiare il match, la sostituzione di Daniele De Rossi. Lui aveva innescato il gol di Ilicic con un passaggio sbagliato, replicando pochi minuti dopo. Il cambio per un dolore alla caviglia dopo aver calciato il terreno insieme al pallone è sembrato ridare vita alla Roma: era già successo dopo l'espulsione con il Sassuolo. E i commenti del giorno dopo non lo hanno risparmiato. Da tempo la città sembra rivoltarsi contro il suo figlio, nato a Ostia 31 anni fa: "Mister 6 milioni all'anno", lo rimproverano quando le cose vanno male, puntando su quello stipendio - il più alto dell'intera serie A - strappato nel 2012, a sei mesi dalla scadenza del vecchio contratto e forte della corte serrata del Manchester City. Oggi forse, chissà, quella firma la rimpiange anche lui: è cupo, e lo vedi anche in campo. Una stagione spezzettata la sua, piena di buchi neri: 8 gare saltate per infortunio a minarne la continuità, 5 gare in panchina (una sola subentrando, con l'Inter), l'espulsione con il Sassuolo, sette sostituzioni subite, due soltanto a risultato acquisito, per rifiatare. Il disastro di giovedì in Europa League segue quelli - vissuti però in compagnia di Totti - con Feyenoord (all'Olimpico) e Juventus, con cambi che sembravano quasi invocati dall'Olimpico in una sottile coltre di fischi, o quantomeno rumorosi mugugni.

Oggi probabilmente De Rossi è il primo a interrogarsi sul futuro. Gli States chiamano: circolano voci sulla possibilità di un trasferimento al Toronto di Giovinco, all'Orlando di Kaka. Su di lui c'è di nuovo il City, che lo prenderebbe - sì - ma per girarlo al New York Fc, club della Major League Usa di proprietà della holding che controlla anche il club inglese: qualche contatto, sostengono alcuni, ci sarebbe anche stato, ma poco soddisfacente. "L'America può attendere", la convinzione di Daniele. La vera tentazione per De Rossi, anni fa vicino a Real Madrid e Chelsea, è invece il Boca Juniors, dove ritroverebbe l'amico Osvaldo e dove potrebbe giocare il Superclasico contro il River: un'emozione che ha recentemente ammesso di voler vivere. A legarlo paradossalmente è solo o quasi quel contratto da 6 milioni a stagione. Perché per la prima volta, forse, Roma non si opporrebbe a un suo addio: quando dopo il 26 maggio chiese di essere ceduto all'allora

dg Baldini, invece, a fermarlo fu Garcia: appena arrivato, il francese gli diede l'ok al trasferimento, ma chiedendo a De Rossi di fissare una dead line per l'addio. Lui - uomo di parola - quando bussò il Manchester United ben oltre il termine che aveva fissato con monsieur Rudi, disse no. Nonostante una tentazione forte di ricominciare lontano dalla propria città. Una tentazione che, la prossima estate, potrebbe tornare drammaticamente d'attualità.