Non aprite quella porta. La Roma ha la miglior difesa nel girone di ritorno del campionato con soli otto gol subiti finora, scrive Niccolò Maurelli su La Repubblica. Così nella prima stagione di Serie A orfana di Massimiliano Allegri e José Mourinho, lo scettro del risultatismo è finito tra le mani dell'allenatore di San Saba. “Meglio vincere le partite 1-0 che non vincerle proprio”, ha detto Ranieri nella conferenza stampa dopo la vittoria di misura contro il Verona. La teoria del bel gioco crolla davanti a un'esigenza pratica, quella di una Roma spossata dalla sua corsa instancabile (17 risultati utili di fila in campionato) ma sempre concentrata sull'obiettivo europeo, con la Champions League distante soli tre punti dopo la vittoria del Bologna contro l'Inter, in attesa delle altre rivali (Juventus, Lazio e Fiorentina) impegnate nei recuperi di oggi. Quindi la sostanza vince sulla forma: i giallorossi segnano un gol a partita da sei giornate. Con la vittoria sul Verona i successi targati 1-0 diventano sette in stagione, firmati quasi tutti da Ranieri, nuovo interprete del "corto muso" secondo la narrativa social. E le chiavi per tenere chiusa la porta di Svilar - merito anche delle sue parate super - il tecnico le ha trovate nel terzetto Celik, Mancini e Ndicka, il più impiegato nell'ultimo periodo. Certo, il prezzo del risultatismo la Roma lo paga con un attacco sofferente. Anche se, almeno per ora, il rendimento altalenante di Dovbyk non ha impattato in modo troppo negativo sul cammino. Merito anche di Shomurodov, centravanti ritrovato, e dei colpi geniali di Soulé.
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Con la vittoria sul Verona i successi targati 1-0 diventano sette in stagione, firmati quasi tutti da Ranieri, nuovo interprete del "corto muso"
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