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“Roma, cogli l’attimo”. Garcia in casa del City per l’esame più duro

«Preparare una partita di Champions è la cosa più facile del mondo, i giocatori non hanno bisogno di motivazioni: le motivazioni stanno lì, sono la partita, l’avversario, sono il fascino stesso della competizione».

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Loro sono i padroni di casa, quelli forti, la “top side” che ha vinto due delle ultime tre Premier. Hanno il favore dei pronostici, giocatori più famosi e una solidità che nemmeno Balotelli è riuscito a intaccare. Però non è detto che basti per sentirsi al riparo. E infatti non ci si sentono. La Champions scombussola persino gente navigata come Yaya Touré: «Non mi fido di niente e di nessuno». Poi ci si mette anche il coach. In conferenza stampa Manuel Pellegrini dichiara apertamente: «In fondo non c’è motivo per avere addosso pressioni supplementari: siamo partiti come lo scorso anno, con una sconfitta».

Non è vero. Lo scorso anno cominciarono vincendo a Plzen. Forse un barlume di confusione c’è. Forse un refolo di paura da Roma arriva, qualcosa di leggermente più robusto del ponentino. Sonni e veglie agitate in casa Manchester City? Un po’ sì. Interessanti le capriole linguistiche usate dai giornali, nel relativamente scarso spazio dedicato al calcio (è quasi interamente occupato dal trionfo europeo nella Ryder Cup), per descrivere l’arrivo e la sostanza della squadra di Garcia. Citando gli Smiths, leggenda musicale di Manchester, un giornale locale definisce Rudi “this charming man” (allo stadio, tanto per restare in tema, c’è uno striscione permanente che recita: “There is a light that never goes out”). La Roma è studiata e scomposta. Dopo l’autopsia preventiva dei tanti pregi e dei meno visibili difetti, la giudicano, senza mezzi termini, “in a sensational form”.

Quando si domandano come andrà a finire, ammettono che il City dovrà dare il massimo perché il tutto si trasformi in un “fairy tale”, in una favola. Non ne ha ancora le sembianze. E sottolineano che per le inglesi non è mai facile venire a capo di un “italian job”. Osservazione corretta. Per come gioca, la Roma passa per un “amazing opponent” e il n.10 visto contro il Verona era semplicemente un “impressing Totti”. Un fiume di definizioni per nascondere la verità: e cioè che della Roma molto ancora sfugge (quel che si ricorda di più è il tremendo 7- 1 subito dai cugini dello United nel 2007) e ciò che sfugge mette in difficoltà, incluso lo staff del City: «È la peggiore (migliore, ndr) squadra di quarta fascia degli ultimi 10 anni di Champions» aveva detto il dg Ferran Soriano. City e Roma non si sono mai incontrate, il che fa aumentare la seduzione dell’evento: «Preparare una partita di Champions è la cosa più facile del mondo», riconosce Garcia, «i giocatori non hanno bisogno di motivazioni: le motivazioni stanno lì, sono la partita, l’avversario, sono il fascino stesso della competizione».

Il solo dubbio del tecnico giallorosso è De Sanctis, che ieri sera si è allenato ma non ha smaltito del tutto l’affaticamento muscolare accusato contro il Verona. Due squadre simili: «Anche il City è squadra da possesso palla, ha giocatori importanti con cui accelerare il gioco quando trovano gli spazi. Noi saremo pronti a rispondere a tutte le scelte del City, dovremo essere bene organizzati in difesa e pronti al recupero palla: ma per usarla bene. Avremo il nostro momento e dovremo sfruttarlo al meglio. Ma attenzione: la Champions non finisce domani, comunque vada ci sono ancora 12 punti in palio». Agüero giocherà anche se ha finito acciaccato la partita contro l’Hull. Fra sei settimane, accanto all’Etihad, verrà inaugurato il nuovo “training ground” del City: 200 milioni di sterline per risanare un terreno dismesso di 32 ettari e costruire 16 campi d’allenamento in cui giocheranno i ragazzi, le ragazze, la squadra riserve. Non hanno un centravanti di riserva ma avranno l’Academy più grande d’Europa.