Luci basse, divanoni in pelle di pessimo gusto, belle ragazze disinibite. La rabbia per il pari subito al 93’, il nervosismo per la qualificazione compromessa a gara praticamente vinta, alcuni giocatori della Roma li hanno smaltiti così, bevendo un bicchiere nello strip club di Mosca Egoist Gold, fra i paparazzi del sito super.ru che assicurano sul web: «Si sono divertiti per bene». La versione ufficiale di Garcia è: «Serata libera». Nulla di male, per una comitiva di ragazzi in vacanza premio. Scelta inopportuna se sei un professionista e hai appena finito di beccarti, come ha detto Totti, «un cazzotto da Tyson».
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Nervi e strip club, la Roma non si riconosce più
La liberà uscita concessa da Garcia si è trasformata in qualcosa di inopportuno, specialmente dopo quello che era successo sul campo.
Qualche giallorosso sfida per l’ultima volta il gelo di Mosca. Alle due di notte chiede al tassista di scaricarlo all’entrata della Piazza Rossa, «poi lei aspetti qui che magari andiamo anche da un’altra parte». Il taxi resta fermo col motore accesso. «Effettivamente volevamo solo fare una passeggiata lungo il Cremlino», ha detto De Rossi. Quanto ci vuole dalla Piazza Rossa alle luci rosse? Dipende dallo stato d’animo, non dal tassametro. De Rossi smentisce: «Ma se non ho nemmeno bevuto». Le foto, dove campeggia in cirillico la scritta “esclusivo”, sono eloquenti. C’è Borriello. Qualcuno aveva preferito restare in camera (i più assennati mescolati ai più delusi). Alle 4.15 del mattino, gli ultimi a rientrare incappucciati nelle loro stanze sono Paredes e Iturbe, passi furtivi nella hall, ombre vestite di grigio. A qualcuno per caso interessano ancora i destini della Roma? I 9 milioni che potrebbero finire nelle casse societarie col passaggio agli ottavi?
Qualcosa di nuovo, di pesante e di indecifrabile si è frapposto tra la Roma che abbiamo ammirato e l’armonia del suo calcio, tra la Roma che i tifosi sognano e l’attuale leadership di Garcia, più morbida, quasi distratta. Le domande, i “quien sabe” rimbalzano contro il muro dei misteri, sembrano pipistrelli che vanno a sbattere contro una parete. Siamo di fronte a una squadra che si sta lentamente spaccando o no? Chi attacca il suo portiere il quale poi minaccia davanti ai microfoni chiunque osi metterlo in discussione e poi ritratta («Avendo rivisto l’azione devo assumermi precise responsabilità»)? Chi se la prende con Iturbe? Non era De Sanctis uno dei saggi di Garcia? Il tecnico francese temeva le “porte chiuse” della Khimki Arena, temeva che nello stadio vuoto si potesse decifrare il senso delle parole che i suoi si lanciano in campo, a conferma di inediti e cattivi rapporti. Le relazioni fra i ragazzi sembrerebbero al minimo, almeno quanto la singole capacità di sopportazione degli errori altrui. Nel delinearsi di questo scenario decadente, parlare di scudetto sembra a questo punto la più audace o intempestiva delle ostinazioni. Però, hai visto mai.
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