Sarà l’aver intrapreso un cammino diverso da tutti gli altri, un destino atipico, lontano dalle rotte di chi a fine carriera si guarda intorno per guadagnare in un anno o due quello che non ha visto in un decennio. Sarà l’essere sbarcato nel posto di cui tutti parlano, ma dove sembra scellerato venire a vivere e giocare a 36 anni suonati, dopo una vita da icona della caput mundi. Come scrive La Repubblica, sarà tutto questo e molto altro che non sappiamo, ciò che fa sì che Daniele De Rossi da 5 giorni a questa parte abbia un sorriso enigmatico e sornione dipinto in volto. In quel tempio del fútbol che è la Bombonera, l'ex capitano della Roma si affaccia per la prima volta come giocatore, non convocato ma sotto contratto. Una passeggiata pensierosa sul prato giovedì scorso, sotto la pioggia e con lo stadio aperto solo per lui, accompagnato da Nicolas Burdisso.
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Nella Baires di De Rossi: “Sei pronto per il fútbol?”
Un viaggio atipico, a fine carriera in un torneo durissimo. “Qui tanta furbizia per uno come lui”
"È un compromesso enorme quello di De Rossi, una decisione che richiede valore. Non è un caso che a convincerlo sia stato Burdisso, un altro con un carattere forte, l’unico argentino capace di sgridare Leo Messi in campo (“si corre fino alla fine, moccioso”, le parole alla Pulga nella Coppa America 2011, ndr). Come quando De Rossi rispose a Ventura di far entrare Insigne e non lui nello spareggio mondiale con la Svezia". Ezequiel Fernandez Moores, storica firma de La Nación e amico di Eduardo Galeano, cerca di andare oltre lo show mediatico di questi giorni: "Mi piace la sua personalità. Credo abbia un suo codice, una lealtà verso il pallone e verso sé stesso. In un fútbol come quello argentino, fatto di viveza criolla e furbizie, arriva un giocatore capace di confessare un gol di mano (Roma-Messina, 2006) e farselo annullare, cosa che sarà successa 3 o 4 volte nella storia del fútbol mondiale".
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