Adesso sì che tira una brutta aria per la Nazionale. Già un pari non avrebbe garantito il viaggio in Russia, ma la vittoria galvanizza gli svedesi. Ora si gioca lunedì sera, e bisognerà farlo in un modo diverso, per esempio rasoterra e in velocità, tutto quello che non è stato fatto ieri, scrive Gianni Mura su "Repubblica". La Svezia non ha fatto molto per vincere, ha segnato nel momento migliore dell’Italia, un tiro di Johansson deviato da De Rossi. Ma l’Italia ha fatto poco per evitare di perdere: un palo centrato da Darmian, il meno peggio. Dalla sua parte, nel primo tempo, sono arrivati i palloni migliori, e su uno di questi Belotti ha sfiorato il vantaggio.
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Nazionale: il problema siamo noi, è ora di preoccuparsi
La Svezia non ha fatto molto per vincere, ha segnato nel momento migliore dell’Italia, un tiro di Johansson deviato da De Rossi. Ma l’Italia ha fatto poco per evitare di perdere
Insomma, il problema siamo noi. La presunta inferiorità tecnica degli svedesi non s’è vista perché non è mai stata una partita tecnica. Fisica sì. Berg e Toivonen hanno lavorato molto di gomito, l’arbitro ha lasciato correre un po’ troppo. E comunque qualche idea di gioco la Svezia ce l’ha, e ammesso che l’Italia ne avesse una l’ha lasciata negli spogliatoi. Primo tempo passivo e confuso, secondo un po’ più vivace, ma senza mettere i brividi al loro portiere. Basta un pressing assiduo sui difensori e la manovra italiana è soffocata nella culla.
Forse non è stata un’ottima idea mettere insieme dal via Immobile e Belotti, in recupero atletico dopo infortunio. E, vedendo il nulla creato da Eder prima e Insigne poi, col famoso o famigerato 4-2-4, bisogna seriamente preoccuparsi. Sembra che abbiamo disimparato a entrare in area, a tirare in porta. Poi si può discutere su altri dettagli: perché Insigne solo a 15’ dalla fne, perché El Shaarawy in tribuna. Ma il problema non è questo o quello. Il problema è una squadra sbiadita, senza personalità, che s’è persa strada facendo. Per ritrovarsi, il tifo di Milano e lo spazio di una notte.
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