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rassegna stampa roma

Mkhitaryan: “Qui sono felice, presto parleremo del contratto. Pallotta non c’era mai, ma non è un alibi”

LaPresse

L'armeno ha parlato della sua avventura alla Roma, del derby e anche del suo futuro con i nuovi proprietari Dan e Ryan Friedkin

Redazione

Henrikh Mkhitaryan è diventato ormai quasi il simbolo della Roma, di certo il giocatore più continuo e decisivo in questa prima parte di stagione giallorossa. L'armeno ha messo a segno 8 gol e 8 assist, cifre incredibili che stanno trascinando la squadra di Fonseca al terzo posto. E intanto c'è la questione rinnovo, con il prolungamento che potrebbe presto essere annunciato fino al 2022. L'ex Arsenal e Manchester United si è raccontato in un'intervista a Matteo Pinci su 'La Repubblica': ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni.

Cosa ha pensato quando le hanno detto “vai alla Roma”?

Era un possibilità per dimostrare di poter ancora giocare bene. La Roma ha creduto in me, si vede da come gioco che qui sono felice, no?

Quindi rinnoverà il contratto?

Non c’è stato tempo di parlarne, in pochi giorni abbiamo avuto l’Inter e ora la Lazio. Presto ne parleremo.

Da quando sono arrivati i Friedkin è cambiato qualcosa?

Sono sempre vicino alla squadra, ma il fatto che Pallotta non ci fosse mai non deve essere un alibi. Dobbiamo essere pronti ai cambiamenti, che sia il modulo o il cambio di società.

A proposito: dal cambio di modulo la squadra è più continua

Ha dato più fiducia ai giocatori, se vedi anche in campo come giochiamo, proviamo cose insieme. E sì, l’allenatore capisce meglio di tutti se cambiare formazione o no.

Venerdì giocherà il suo primo derby: ha studiato quelli passati?

Non mi piace guardare partite vecchie, ho sentito parlarne i compagni, ma non servono parole per spiegarlo a un calciatore. Siamo pronti per una battaglia.

Sa che quando è arrivato i tifosi hanno registrato una canzone per lei sulle note di “Felicità” di Al Bano?

Sì (ride), qui la sento ogni giorno.

La Serie A come se la immaginava?

Penso sia sottovalutata. In Inghilterra dicevano che il livello era calato molto, ma un campionato non si giudica solo per il numero degli spettatori: da subito ho notato una qualità in campo molto elevata.

Gattuso e Mourinho hanno criticato l’uso degli smartphone negli spogliatoi: a lei dà fastidio?

Sì, mi dà fastidio. Con la squadra stiamo provando a metter via i telefoni quando siamo nello spogliatoio o a tavola, ma non possiamo dire alle persone cosa fare. Oggi ci si parla di meno nella vita reale, si fa tutto col telefono.

Ha mai pensato nel proprio futuro a un impegno politico?

Non sono sicuro di volermi impegnare in politica, non penso di esser portato. Ci sono molte cose che vorrei fare a fine carriera ma non ho le idee chiare, non so neppure dove, quindi per ora penso al calcio poi si vedrà: che sia politica o altro.