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Mancini: “L’ambiente a Roma c’è. Mourinho è il più bravo a lavorare sulla testa”

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Le parole dell'ex giallorosso: "Anche a Milano Mourinho puntava su un gruppo ristretto, 13-14 calciatori. Non vuol dire che gli altri non siano validi, ma facendo giocare sempre gli stessi lui crea delle sinergie"

Redazione

Amantino Mancini, che ha vestito la maglia della Roma dal 2003 al 2008, ha parlato a Matteo Pinci de La Repubblica della sua esperienza in giallorosso, parlando anche di Mourinho, conosciuto ai tempi dell'Inter. Queste le sue parole.

Come vede Mourinho dato che lei l'ha conosciuto all’Inter… Ma José è un allenatore fantastico, il più bravo a lavorare sulla testa. E’ un allenatore della mente, sa assorbire i tuoi pensieri negativi. E ha un’esperienza nella gestione degli uomini eccezionale, riuscirà a far capire che è stato solo un inceidente di percorso.

Non rischia di perdere mezza squadra? Anche all'Inter lui puntava su un gruppo ristretto, 13-14 calciatori. Non vuol dire che gli altri non siano validi, ma facendo giocare sempre gli stessi lui crea delle sinergie, si conoscono, funzionano meglio, si trovano.

Oggi Mourinho sfiderà Spalletti, altro allenatore che ha avuto a Roma. Siete in contatto? L’anno scorso quando ero a Coverciano ci siamo incontrati e abbiamo fatto il viaggio insieme fino a Roma. Abbiamo parlato dei suoi anni all’Inter, del passato insieme. Luciano ti insegna calcio, le sue squadre sanno attaccare benissimo. E lui ti massacra negli allenamenti, è un martello. Il più preparato che abbia conosciuto.

Avete parlato anche di Totti? Con lei non andava d’accordo e con Luciano finì malissimo… Ma no. Io a Francesco voglio molto bene, avevamo avuto un problemino extra campo di cui non mi va di parlare, ma ci siamo chiariti: i nostri figli andavano anche nella stessa classe, quando sono tornato a Trigoria siamo stati tanto a parlare.

Perchè è così difficile vincere con la Roma? Chi arriva deve capire in che ambiente lavora: passione e pressione. L’ambiente esiste, io non ascoltavo le radio, ma se ne parlava anche nello spogliatoio. C’erano dieci pagine sui giornali ogni giorno e radio 24 ore su 24: il calcio è il nostro lavoro, se un opinionista faceva un discorso critico se ne parlava.