Strano che Pallotta si stupisca. In fondo non è la sua Roma, la Roma di sempre, la solita? La può guidare Garcia, Spalletti o Di Francesco. A settembre poco cambia, come scrive Sisti su La Repubblica. Nessuno di loro ha saputo o saprebbe dove mettere le mani per ricucire i frequenti strappi di fine estate.
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L’inquietudine di Pallotta nella Roma senza certezze
Il presidente ha ribadito la massima fiducia a Di Francesco e il massimo apprezzamento per il lavoro svolto. Nessun dubbio e nessun ripensamento
Il vero problema della Roma è che deve esserci sempre un problema da qualche parte, in qualche anfratto di società, meglio se anticipato e meglio ancora se difficile impossibile da risolvere. Il presidente ha incontrato Di Francesco e gli ha stretto più volte la mano, “shakin’ & shakin’”, come se non l’avesse mai fatto prima. Poi gli ha ribadito la massima fiducia e il massimo apprezzamento per il lavoro svolto. Nessun dubbio e nessun ripensamento. E tutto a dispetto del momento psicologico, in cui le note stonate sembrano avere la maggioranza sullo spartito tattico (per poi dilagare fra i media).
In campo la Roma si sta muovendo al minimo di scorrevolezza, meno è impossibile. Il più delle volte si mostra romanescamente “peciona”. Pallotta non può evitare che il suono della paura di non essere all’altezza diventi un frastuono pubblico nel quale scompaiono anche le speranze e le rare note positive fin qui registrate (Kolarov?).
Sono passate solo poche ore di calcio, ha ragione Di Francesco, ma a volte anche quindici minuti di partita bastano per capirsi. E alla Roma ancora non è successo. Non è giusto dire Roma sparita (forse non è mai apparsa). Però un po’ spaurita, a quanto pare, sì.
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