rassegna stampa roma

La scalata di Cairo. Diritti tv e pubblicità, una trama da 120 milioni

Il presidente del Torino vuole rivoluzionare le emittenti sportive basandosi sul modello spagnolo

Redazione

Raccontano che fino a poco tempo fa Urbano Cairo non si vedeva quasi mai, nelle infuocate assemblee della Lega di A. Da un anno a questa parte, ha cominciato a essere sempre più presente fino a diventare, oggi, il personaggio centrale, addirittura della nuova governance della Lega di Serie A che lui vedrebbe bene nelle mani dell’ad spagnolo Javier Tebas, già grande capo della Liga.

Quella di Tebas è una piccola fissazione, per Cairo. Per questo, pur di averlo al comando, ha accettato di scendere a patti lasciando al suo ex nemico Claudio Lotito la facoltà di scegliere il presidente. Anche i nuovi padroni dei diritti sono spagnoli e Cairo in Spagna controlla un autentico impero dei media, che annovera, tra gli altri pezzi pregiati, giornali di peso come El Mundo e Marca. Ecco perché una Lega a trazione iberica davvero non gli dispiacerebbe. Tanto più che questa Lega potrebbe trovarsi presto a maneggiare una partita molto interessante. Quella della raccolta pubblicitaria per il nuovo canale della Lega di Serie A. Il rinnovato attivismo di Cairo coincide con la diffusione delle prime bozze del progetto del “Serie A Channel: un canale televisivo, con un palinsesto da ventiquattro ore al giorno, attraverso il quale la Lega avrebbe potuto distribuire le proprie partite nel caso in cui i bandi per l’assegnazione alle emittenti dei diritti tv fossero andati male.  Il progetto prevedeva che della raccolta pubblicitaria se ne sarebbe dovuta occupare la stessa emittente americana. Ed è stato quando questo dettaglio è divenuto di dominio pubblico in via Rosellini che qualcuno ha cominciato a collegare i puntini: «Quando lo ha scoperto, Cairo era tra lo stizzito e l’offeso – raccontano maliziosi dalla sede della Lega – evidentemente ci aveva fatto un pensierino pure lui». La torta della pubblicità di un canale del genere, secondo le prime stime ufficiali, dovrebbe aggirarsi intorno ai 120 milioni di euro l’anno.

Più volte interpellato dai giornali, Cairo ha sempre negato: "Una volta facevo il concessionario per conto terzi. Ma adesso raccolgo solo per le mie aziende: con La7, Cairo Editore e Rcs fatturiamo 420 milioni abbondanti. Raccogliere per terzi, col mercato in contrazione, non ci interessa".

Un coinvolgimento di Cairo come partner del canale farebbe esplodere l’ennesimo conflitto di interessi del calcio italiano. La cosa, considerando i venti presidenti di cui quasi nessuno è esente da tali conflitti, anche in forma lieve, non rassicura. Decisamente più efficaci promettono di essere i veti incrociati ( già partiti) da settimane da Sky e soprattutto da Mediaset, dove Cairo non è visto proprio di buon occhio.

(M. Mensurati)