rassegna stampa roma

La notte che la Roma aspettava da una vita

Parevano le basi perché questo fosse una sorta di anno zero. Invece è successo altro. Che la squadra senza Totti si ritrovi a giocare la semifinale di Champions League, a Liverpool, riannodando il filo della storia strappato 34 anni fa

Redazione

A chi verrebbe in mente, dovendo affrontare un’impresa, di alloggiare all’hotel Titanic? Alla Roma evidentemente sono meno scaramantici del presidente Pallotta, ma forse perché ai paradossi sono abituati, scrive Matteo Pinci su "Repubblica". Non è forse paradossale inseguire una finale di Champions League partendo da Liverpool, il “nemico” che ti tolse la gioia di vincerla in casa. E giocarsela al primo anno senza il tuo giocatore più forte. Un anno fa, Monchi abbatteva il totem Totti: con dolcezza, convincendolo a guardare avanti e non indietro. Parevano le basi perché questo fosse una sorta di anno zero. Invece è successo altro. Che la squadra senza Totti si ritrovi a giocare la semifinale di Champions League, a Liverpool, riannodando il filo della storia strappato 34 anni fa.

Totti aveva smesso con un cruccio: più di uno scudetto-bis, alla sua carriera romanista era mancata proprio l’affermazione in Europa. La Champions l’aveva giocata sporadicamente e abbandonata al massimo ai quarti. Chissà che sensazioni hanno attraversato il suo cuore quando ha visto la Roma, che aveva lasciato orfana e commossa il 28 maggio, riuscire dove lui non era riuscito mai: eliminare il Barcellona e arrivare qui, a giocarsi in due atti un biglietto per la finale di Kiev. Di Francesco nella sua assenza ha ricreato un gruppo e una squadra persino più forti. In cui Totti ha saputo ritagliarsi uno spazio nuovo, da “spalla”: del tecnico, per gestire le tensioni. Dei calciatori, per mediare col club come quando aiutò Nainggolan a gestire le scorie del video blasfemo di capodanno. Perché è riuscito ad abbandonare gli scarpini, ma non quello spogliatoio in cui aveva trascorso gli ultimi 25 anni di vita.