A poche ore dall’inizio del campionato, il clima in casa Roma e in casa Lazio è completamente diverso: la Lazio stappa bottiglie di champagne grazie alla vittoria della Supercoppa, mentre la Roma, appena umiliata dal Celta Vigo, subisce gli impulsi insopportabili di una risonanza magnetica alla quale si sta sottoponendo da giorni per capire in quali e in quanti punti la struttura sia già lesionata, scrive Sisti su "Repubblica".
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La Lazio bacia la Coppa, la Roma si lecca le ferite. E domenica è già Serie A
In questo momento le due squadre della capitale sono agli antipodi: in casa giallorossa si cerca già di capire in quali punti la struttura sia lesionata
Dove la Lazio, partito Biglia, affida il centrocampo a Lucas Leiva, la Roma vorrebbe rigenerarsi per miracolo, come se fosse il giocattolo di un facoltoso spendaccione qatarino. Si crede l’approdo per giocatori d’alto livello e non lo è. Una squadra non si assembla solo con i quattrini. Occorre anche la forza delle motivazioni, che a volta non costano niente. Facendo ruotare giocatori anziani e ragazzi ancora acerbi, la Roma smembra reparti. Che sia stato Kolarov il più positivo finora dovrebbe far riflettere. Vuol dire che agli altri non si può chiedere solidità, pensiero, cultura calcistica, personalità. Nel presuntuoso pre-campionato giallorosso pareva che Tumminello potesse elevarsi a simbolo del cambiamento. Non sarà così.
La Roma sta già scontando il dopo-Totti con quel senso di solitudine che i suoi giocatori esprimono in campo quando non sanno cosa fare del pallone o faticano ad applicare gli schemi. La Lazio si esalta nel non credersi un’accolita di fenomeni, la Roma si esalta all’idea di giocare la Champions senza essere da Champions. Alla Lazio il problema Keita non incide sull’efficienza del collettivo. In questo momento Lazio e Roma sono agli antipodi.
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