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Italia, salto triplo verso l’Europeo

Tutto facile ad Atene, i gol di Barella, Insigne e Bonucci in dieci minuti piegano la Grecia Terza vittoria in tre partite per Mancini, in fuga in testa al girone. Martedì c’è la Bosnia

Redazione

L’Italia di Mancini ha demolito in poco più di mezz’ora una Grecia così friabile da rasentare la tenerezza, come riporta La Repubblica, prenotando dopo appena 3 giornate la qualificazione a Euro 2020 e il primo posto del girone J: ora il duello di martedì a Torino contro la Bosnia, sconfitta in Finlandia, somiglia parecchio a un calcio di rigore.

Tutte e tre le azioni vincenti si sono sviluppate secondo canone manciniano, sulla destra della difesa greca, debolissima in loco. Il sistema assimilato prevede che il terzino sinistro, Emerson nello specifico, affondi da quella parte, da esterno di un attacco a 5 completato dall’ala convertita in mezz’ala (Insigne), dal centravanti (Belotti), dall’interno destro (Barella) e dall’ala destra (Chiesa).

Il resto è diventato pleonastico, come la grazia concessa da Barella, Insigne e Chiesa al portiere Barkas, o al limite accessorio, come il record delle 6 partite consecutive senza un solo gol subito, segno di forza notevole e merito da ascrivere anche a Sirigu, autore di un balzo felino sull’assalto del creativo Fortounis.

Mancini ha trovato il migliore compromesso tra estetica e pragmatismo, col sacrificio dell’eclettico Bernardeschi sull’altare dello stato di forma. L’abuso degli arzigogoli sotto porta, vizio connaturato all’arte del ricamo, andava risolto con un’azione più verticale. Il ricorso a Belotti, centravanti che garantisce per anagrafe un orizzonte più esteso rispetto al veterano Quagliarella, è diventato la sintesi tattica dell’unico vero dilemma: il percorso troppo tortuoso per arrivare al gol, anche se tra panchina e tribuna, con Kean, El Shaarawy, Immobile e Zaniolo, sono rimaste armi affilate. Il resto del progetto manciniano, architetto razionalista, era noto: Jorginho e Verratti avevano la calamita nei piedi.