Il presidente della Roma James Pallotta, scrive una lunga lettera aperta ai tifosi, per raffreddare le reazioni e la pancia di una città impazzita, come riporta La Repubblica.
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Il mea culpa di Pallotta “Ho sbagliato, ma non vendo”
Il presidente ribadisce affetto per Daniele De Rossi e invita la piazza a guardare avanti
Le sue parole, segnate da un non comune spirito autocritico e da altrettanto inconsueto (per gli standard italiani) fair play, offrono un “mea culpa” per la definizione frettolosa - "tutte cazzate" - con cui giovedì mattina aveva liquidato l’inchiesta, un lavoro di cui invece riconosce la solidità giornalistica.
“Daniele si arrabbiò per Nzonzi”. Il presidente conferma che nell’agosto del 2018 De Rossi reagì malamente all’acquisto di Steven Nzonzi. "Era turbato - si chiede Pallotta - per il fatto che qualcuno fosse stato acquistato per giocare nella sua posizione, come riferito dall’articolo? Sì, lo era, ma ciò è dipeso dal fatto che il giorno precedente gli era stato detto da Monchi che non avremmo preso nessuno. Gli è stata detta una bugia. Il giorno dopo è tornato sui suoi passi e ha detto: “Mi dispiace per il mio sfogo”".
Pallotta conferma poi l’esistenza della mail che lo metteva in guardia da una situazione a Trigoria fuori controllo, e il momento in cui la ricevette. "A dicembre 2018 avrei voluto operare dei cambiamenti su tutta la linea nell’area sportiva e nella sfera della preparazione atletica ma sono stato convinto a non farlo. Quella indecisione, forse, ci è costata un posto in Champions League. Mi dispiace per gli errori che abbiamo commesso, uno di questi si è rivelato molto grave a livello sportivo. È stato probabilmente uno dei più grandi errori che abbia mai commesso nella mia intera carriera e alla fine sono io che me ne devo assumere la responsabilità".
Nella sua lettera, il presidente offre anche la conferma della complessità della dialettica tra Totti e De Rossi: "Dire che due ragazzi, con alle spalle una relazione speciale per venti anni, siano in guerra non ha senso. Sono stati in disaccordo? Mio Dio, spero di sì. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è essere circondati da yes men".
In chiusura la lettera di Pallotta conferma anche un ultimo non trascurabile argomento, quello dell’assedio interessato alla Roma da parte di chi vuole approfittare del momento di difficoltà per portare via il giocattolo agli americani. "A me sembra chiaro che ci siano alcune persone che sono insoddisfatte perché non potranno mai manipolarmi, minacciarmi o attaccarmi al punto da farmi vendere il Club. Conosco la storia di quasi tremila anni di Roma e so come funziona. Se qualcuno pensa di farmi scappare, questo non succederà".
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