O si svolta questo maledettissimo ottavo o in casa Roma sarà l’apocalisse e niente resterà come prima, scrive Bocca su Repubblica. L’allenatore Di Francesco, il direttore sportivo Monchi, tutti i giocatori da Manolas a Dzeko. Non ci sarà riparo sicuro per nessuno, e si ricomincerà tutto da capo ancora una volta. Se solo ci fosse, il presidente americano James Pallotta ci terrebbe una “conference” tutta sull’importanza di un stadio così e giammai sul senso perduto della Roma stessa. Soprattutto sull’elaborazione del lutto dopo il sabba laziale nel derby e la triste condizione di Eusebio Di Francesco il cui biglietto aereo per Oporto è stato fatto solo ai banchi di Fiumicino. Perché ha rischiato pure di non prenderlo quell’aereo, tant’era colma la misura dopo un’intera stagione di amarezze. Il povero Eusebio è qui almeno al suo quarto esonero evitato in extremis per grazia ricevuta: il ko di Bologna a settembre, il rovescio di Plzen contro il Viktoria in Champions a dicembre, i 7 gol presi della Fiorentina a fine gennaio, e ora questi tre gol della Lazio nel derby. Non ci fosse stato il viaggio a Oporto così vicino, probabilmente non sarebbe andata così.
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O si svolta questo maledettissimo ottavo o in casa giallorossa sarà l’apocalisse e niente resterà come prima. Non ci sarà riparo sicuro per nessuno
Il fragile Eusebio è qui che guarda tutti i giocatori negli occhi cercando in loro la salvezza. Ben sapendo che non saranno né gli schemi del 4-3-3, del 3-5-2 o del 4-2-3-1, né gli appelli gladiatorii a confermarlo sulla panchina, bensì una fredda e sana gestione di una partita che trascini la Roma lontano da questi continui psicodrammi. Se di tracolli così ce ne sono stati una decina e se Di Francesco è stato licenziato e ripreso per i capelli molte volte, non è perché è venuta meno la romanità, ma perché l’affidabilità di troppi è inferiore a quella che si decanta. Anche i rapporti umani cui tanto tiene il tecnico a volte se ne vanno a quel paese, Pastore ad esempio non nasconde il suo disagio e lo somatizza trasformandolo in continui acciacchi. Alla formazione che adesso si snocciola per mettere al sicuro quel fragile 2-1 dell’andata con l’esplosione di Zaniolo, si accoppia una parallela lista ufficiosa di pretendenti alla panchina. 1) Paulo Sousa, “benfiquista” ma di queste parti e dato addirittura stasera in tribuna; 2) Christian Panucci che lascerebbe il posto da ct dell’Albania per una chance da traghettatore; 3) l’aeroplanino Montella che la prima Roma americana snobbò; 4) Donadoni già abbandonato dal Bologna; 5) Ranieri, fresco del licenziamento dal Fulham, ma uomo per tutte le stagioni prontamente rientrato a Roma; 6) il guru Sarri, vera agognata destinazione finale, ma tenuto in sospeso per ora dal Chelsea.
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