rassegna stampa roma

Il freno a mano su un progetto ormai scomodo

Da quando è scoppiato il caso con gli arresti, l'iter va avanti ma al passo dî lumaca

Redazione

Possiamo immaginare la domanda che più di qualcuno potrebbe porsi dopo il rinvio a giudizio del costruttore Luca Parnasi e di altre undici persone, fra politici e funzionari pubblici che i magistrati inquirenti presumono coinvolti nel pasticciaccio dî Tor dì Valle. “E adesso che fine farà lo stadio della Roma?”. In teoria nessuna fine, sarebbe la risposta giusta, scrive Rizzo su La Repubblica.

I giudici hanno ribadito più volte che îl progetto dello stadio non è în alcun modo coinvolto, dunque può procedere. Lo stesso, a scanso di equivoci, ha precisato anche il Campidoglio.

Da quando è scoppiato il caso (che ha investito, va ricordato, anche il superconsulente della sindaca Virginia Raggi, l’ex presidente dell’Acea Luca Lanzalone) le cose procedono, sì, ma al passo dî lumaca.

Una situazione che fa apparire quasi una beffa il varo, da parte del governo nel quale il partito che guida la città di Roma è azionista di riferimento, di un decreto per sbloccare i cantieri fermi Mentre un investimento estero privato da 1,2 miliardi (un miliardo e duecento milioni) avviato ben sette anni e tre sindaci (più un commissario) fa, e approvato dalla stessa forza politica, è al palo da oltre un anno. Esattamente da quando la seconda conferenza dei servizi si è chiusa con un giudizio positivo sul progetto. Ma a ben vedere non è poi così strano, considerando il gioco delle contraddizioni in cui questa amministrazione si dibatte fin dalla sua nascita.