Assist dolcissimo di Gianni Rivera, tocco a porta vuota di Rudi Garcia, il boato dell’Olimpico. Immaginare la scena non è semplicissimo, non fosse altro per la distanza anagrafica: eppure all’Università di Tor Vergata, occasionalmente trasformata in un distaccamento periferico della curva sud, capita proprio questo. L’occasione è il premio “Etica nello Sport” assegnato all’allenatore della Roma, la dinamica semplicissima. L’ex abatino lo ispira rivolgendogli il più classico dei «Vinca il migliore», in riferimento alla corsa scudetto. Garcia, al contrario di quanto avrebbe risposto Nereo Rocco («Speremo de no!»), si indica il petto come a dire «i migliori siamo noi». Poi lo esplicita orgoglioso: «Anche io come Gianni spero vinca il migliore, perché la più forte è la Roma». Il ventaglio dell’aula magna popolata di tanti ultrà vestiti da studenti esplode in un tripudio, Garcia sorride consapevole di aver aggiunto benzina sul fuoco delle aspettative. Verrebbe da chiedersi come l’avrà presa la squadra, a cui già quel «Vinceremo di sicuro lo scudetto», strillato un mese fa dall’allenatore, non è che avesse fatto troppo piacere, non fosse altro per la pressione che aggiungeva a quella già tradizionale della piazza romana.
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Garcia rialza la Roma: “Vinca il migliore? Allora tocca a noi…”
Ospite ieri a Tor Vergata, il tecnico francese ha parlato di Roma e di scudetto.
Magari Rudi se la caverà ribadendo il solito mantra: «Io i miei giocatori li amo tutti». Un amore che nelle ultime ore sembrava un po’ raffreddato con il più influente dei rappresentanti dello spogliatoio: Francesco Totti. Il gesto scocciato con cui il numero dieci aveva respinto l’abbraccio dell’allenatore dopo la sostituzione contro il Torino aveva lasciato strascichi, raccolti in un silenzio gelido tra i due lunedì. Qualcuno aveva persino parlato di una telefonata dai toni poco piacevoli (per la verità smentita da entrambi). Anche per questo, magari, dovendo parlare di Totti un sassolino dalla scarpa monsieur Rudì prova a toglierselo: «È fantastico, un calciatore che vuole giocare sempre tutta la partita». Touché, direbbero dalle sue parti. Anche a Totti l’inflessibile guida romanista applica lo stesso tariffario — solo addolcito da un filo d’ironia — adoperato con Destro quando lamentava più spazio («i giocatori devono pensare alla squadra»), nonostante una differenza di 200 gol in serie A tra il vecchio capitano e il giovane centravanti.
Ma prima di risollevare il caso è proprio l’allenatore a bagnare la brace della polemica, sventolando, alla prima domanda sul loro rapporto, la maglia numero dieci di Totti portata in dono al Magnifico rettore. Per poi parlare di lui con un vezzeggiativo molto romano: «Checco è un uomo all’altezza del campione che è, e come ho detto a lui mi piacerebbe tanto fargli vincere qualcosa di importante». Prima, forse, la Roma dovrà crescere ancora: «Il Bayern ci ha dimostrato che ci sono squadre molto più forti di noi. Forse un giorno arriveremo a quel livello, ma oggi siamo ancora piccoli in Europa». Eppure, a sentir lui, la Roma è cresciuta abbastanza per vincere lo scudetto.
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