Alla Roma serviranno sostanzialmente due cose minimali, ma vitali: fare un gol ed evitare di prenderne uno a sua volta, scrive Fabrizio Bocca su "Repubblica". Si porti dunque a termine all’Olimpico l’operazione nella sua essenzialità contro l’infido Shakhtar Donetsk, club brasiliano d’Ucraina, e la Roma potrà sciogliersi nella solenne celebrazione della riconquista dei quarti di finale di Champions dopo 10 anni. Seervono dunque un bel centravanti e un bel portiere. E il più, se Edin Dzeko ed Alisson Ramses Becker anche solo continuassero a fare il lavoro compiuto finora, sarebbe addirittura già fatto. La congiunzione astrale ha fatto sì che alla notte delle notti Dzeko e Alisson arrivino al massimo del vigore. La Roma di stasera infatti partirà da loro: Alisson – Florenzi, Manolas, Fazio, Kolarov – Nainggolan, De Rossi, Strootman – Ünder, Dzeko, Perotti. Il bilancio del bosniaco parla di 16 gol, 23 al di sotto dell’eccezionale totale dello scorso anno. Ma comunque in risalita.
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Due uomini e una Roma, basta un gol per farcela
Come ogni allenatore che si rispetti, Di Francesco parla di gioco e di collettivo e poi gli basta che il pivot bosniaco azzecchi semplicemente un colpo di testa
Fosse stato ceduto la Roma sarebbe rimasta con l’impalpabilità di Schick, ormai depresso dal confronto. Come ogni allenatore che si rispetti Di Francesco parla di gioco e di collettivo e poi gli basta che il pivot bosniaco azzecchi semplicemente un colpo di testa lassù per far fuori lo Shakhtar di Zorro Fonseca. Il fatto invece che il brasiliano Alisson Becker sia da tempo ormai sempre il migliore in campo è dato infido. Vuol dire che la Roma ha un grande portiere, forse il migliore, ma anche che rischia troppo. La Lega di A ha contato finora 100 parate tonde di Alisson, dato che avvicina la Roma più alle piccole che alle grandi (Juve 56, Napoli 57, Atalanta 63, Milan 70, Inter 74).
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