Siamo alle solite Calimero. Qui, di veramente speciale, c’è soltanto la banalità del male che ricorre, scrive Enrico Sisti su La Repubblica: quel non saper dove andare, dove girarsi, a chi passare la palla, come se la Roma fosse un film montato un po’ alla rinfusa. Quel che (non) si è visto a Bologna conferma la natura del soggetto Roma, pallido dopo essere stato promettente. Vi siete mai chiesti quale sia la differenza tra i Pink Floyd e la Roma? I Pink Floyd hanno esplorato e raccontato il lato nascosto della luna, trovandosi a meraviglia. La Roma, quel lato nascosto, lo frequenta a intervalli regolari. Pink Floyd luce, Roma buio. La Roma non riesce ad esimersi dal mostrare più facce, una sorridente, una vibrante, una malinconica, una tetra, una vincente e l’altra perdente, una dinamica e l’altra spenta, una Trigoria e l’altra Psicoria. È il passato stesso che ci spiega come tutte queste meravigliose contraddizioni, e questo frequentare assiduamente la propria “dark side”, ribadiscano soltanto la congenita repulsione giallorossa per la normalità. È probabile che la Roma non sia particolarmente fortunata riguardo alle decisioni arbitrali: ma il rigore a Torino, lo sbaglia Veretout, non l’arbitro. A Bologna sia Abraham che Karsdorp erano nel limbo, ma da un giocatore diffidato si può pretendere lucidità, evitando perciò cavolate di cui non si sentirebbe la mancanza. E poi c’è la continuità, sconosciuta compagna di viaggio. Non è un caso che dall’altra parte ci sia spesso qualcuno più attento, più organizzato, anche se teoricamente più piccolo di te, come il Bologna.
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La Repubblica
Dark Side of the Mou: la Roma e la lezione dei Pink Floyd
A Bologna è tornata la faccia oscura della Roma: distratta, poco cattiva e perdente. Quel che (non) si è visto a Bologna conferma la natura del soggetto Roma, pallido dopo essere stato promettente
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