Da sempre e per sempre, c’è un solo modo per vincere le partite: segnare un gol più degli avversari, scrive Mimmo Ferretti su Il Messaggero. Il regolamento del giuoco del calcio non contempla altre opzioni. Non conta giocare bene o male, conta soltanto fare un gol più degli altri. Stop. Ma poi: cosa significa giocare bene o male? Si può giocare bene anche facendo giocare male gli avversari, ad esempio. Il concetto di bellezza applicato al pallone non ha confini certi: l’unica cosa veramente bella è vincere la partita. Come riuscirci è un accessorio, l’essenza è segnare più dell’avversario. Chi segna di più ha sempre ragione. E merita il successo. Anche se ha lasciato il pallone costantemente tra i piedi del nemico. Strategia, si chiama. Conta il fine che, come sempre, giustifica i mezzi. E chi si meraviglia di ciò, chi continua a dividere il mondo pallonaro tra “giochisti” e “risultatisti”, magari asserendo che i primi sono i Buoni e gli altri i Cattivi, spesso dimentica che un risultato è sempre figlio di un gioco. Basta saper individuare quale, ad esserne capaci. La Roma contro il Torino ha scelto di far giocare l’avversario e ha vinto la partita. Una strategia che José Mourinho conosce alla perfezione e che negli anni ha aiutato il portoghese a vincere come (quasi) nessun altro. Una Roma al sapore di Mou. Cinica e spietata, si è detto. Dimenticando di metterci pure intelligente, però. Perché se non usi la testa, non porti mai a casa la vittoria. Mai. Soprattutto se/quando scegli di coprirti e di aspettare il momento giusto per andare a far male all’avversario. La versione più mourinhiana di Mourinho ha consolidato la Roma al quinto posto, a tre lunghezze dalla zona Champions, davanti a Lazio e Juventus nonostante i due ko subìti contro Sarri e Allegri.
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Si può giocare bene anche facendo giocare male gli avversari
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