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Braschi: “Il rigore ci stava” La lite Juve-Inter-Figc

(repubblica.it) “Sì, il rigore, dopo aver visto la tv, ci poteva stare”: Stefano Braschi, al terzo anno come designatore e confermatissimo da Marcello Nicchi, ammette che Massimo Moratti ha ragione.

Redazione

(repubblica.it) "Sì, il rigore, dopo aver visto la tv, ci poteva stare": Stefano Braschi, al terzo anno come designatore e confermatissimo da Marcello Nicchi, ammette che Massimo Moratti ha ragione. "Ma è stato-spiega ancora l'ex arbitro di Barberino del Mugello-un fatto di gioco e niente più. In campo si vede una cosa, a velocità naturale. In tv, a volte, un'altra. E rivisto in tv, lo ripeto, quel fallo poteva essere da rigore". Non lo considera però un errore clamoroso. "Gli errori gravi, quando ci sono stati, noi li abbiamo sempre ammessi". Si riferisce allo scorso anno, quel gol negato a Muntari in Milan-Juve (ora, coi due arbitri di area, non dovrebbe succede più: almeno si spera) e quest'anno gli sbagli, anche questi clamorosi, degli assistenti Maggiani e Preti (esperto ed internazionale il primo, giovane ex rampante il secondo). L'episodio di San Siro, il rigore negato all'Inter, viene giudicato però dai capi arbitrali come un peccato veniale, roba che purtroppo succede e succederà. Non certo come qualcosa di eclatante. Fatto sta che l'arbitro Piero Giacomelli, 35 anni, di Trieste, uno sbaglio vero l'ha fatto: quello di non decidere nulla. Poteva dare il fallo dal limite, se non era tanto sicuro (né assistente, né arbitro di area Palazzino lo hanno aiutato). Ci voleva coraggio, e Giacomelli non lo ha avuto. Si tratta di un arbitro "ripescato" in serie A, quando si è reso necessario rimpolpare l'organico in seguito delle decisione di provare (unico campionato europeo) il test dei due arbitri "aggiuntivi". Cosa che ha fatto molto piacere a Michel Platini ma che ha scombussolato la squadra arbitrale, creando anche problemi di affiatamento: l'ideale era fare una Can unica, A e B insieme come una volta. Invece, Braschi è costretto a mandare a San Siro Giacomelli che ha solo 9 presenze in A. Uno sbaglio? Forse sì, ci voleva una squadra più "esperta". Ma, attenzione: il coraggio non lo ha avuto Giacomelli così come non lo aveva avuto in precedenza Tagliavento, che pure è navigato. E allora? Allora, è il caso che Braschi convochi i suoi a Coverciano e faccia un discorso chiaro, a tutti: non devono illudersi che adesso anche quando sbagliano tornano quasi subito ad arbitrare (e quindi a guadagnare). Una volta stavano fermi parecchi turni, rimettendoci parecchi soldi. Ora con un organico corto non è più possibile e forse qualche arbitro e qualche assistenti si è adagiato su questo. Magari inconsciamente, sapendo che tanto presto torna in campo. No, a questo punto è arrivato il momento che Braschi alzi la voce e dica come ha suggerito Platini:"Chi non ha coraggio, stia a casa". Ma nel mondo arbitrale non piacciano affatto le polemiche continue e soprattutto i riferimenti al passato, a Calciopoli, ad un periodo che il presidente Nicchi e il designatore Braschi hanno cercato di cancellare. Nessuna squadra è favorita, assicurano, ricordando come sabato la Juve (nel mirino di Moratti) non era certo stata favorita dall'arbitraggio. Anche lì Orsato aveva sbagliato: c'era un netto fallo dal limite a favore dei bianconeri. "Non esiste sudditanza psicologica, a San Siro poi si giocava Inter-Cagliari". Gli arbitri si sentono anche un po' indifesi da questi attacchi continui: vorrebbero che qualcuno (Abete? Beretta?) intervenisse per spegnare queste dietrologie pericolose. Ma il presidente Giancarlo Abete non può essere certo accusato di non aver difeso gli arbitri: li ha spalleggiati in consiglio federale quando le quattro Leghe, compatte più che mai, chiedevano la loro esclusione dal governo del calcio. E' intervenuto più volte a richiamare presidenti e addetti ai lavori alla moderazione. Era presente alle votazioni Aia, applaudendo ed elogiando la rielezione di Marcello Nicchi. Che deve fare di più? Se c'è qualche frase che va oltre l'articolo 1 (codice di lealtà) deve intervenire Palazzi. A proposito: la Juve ha pubblicato sul suo sito la durissima requisitoria del procuratore federale contro l'Inter, e non solo. Settantadue pagine: ma, ricordiamo, c'è la prescrizione, e l'Inter, a differenza della Juve, non è andata sotto processo. La Juve però non ha dimenticato, e ieri ha voluto ricordarlo. Questo non contribuisce certamente a rasserenare gli animi, anche se la vicenda Calciopoli ha lasciato- va detto-troppe ombre e una gestione non sempre limpida e tempestiva: la Juve rivendica ancora lo scudetto 2006 assegnato dai "saggi" (si fa per dire...) di Guido Rossi al club nerazzurro e ha intentato una causa alla Figc, chiedendo 440 milioni di danni (deciderà il Tar del Lazio). Tanto che molti consiglieri federali si augurano di non trovare presto Andrea Agnelli come rappresentante della Lega di A nel governo del pallone (e qualcuno sostiene che le norme lo vieterebbero). Quindi, la "guerra santa" continua. Purtroppo. La Juve contro l'Inter e la Figc, l'Inter contro la Juve. "E noi in mezzo...", sostengono gli arbitri. D'accordo, sono un vaso di coccio: ma almeno abbiano il coraggio di fischiare.