rassegna stampa roma

Totti, un’attesa di nove mesi…

(Il Romanista-C.Zucchelli) In nove mesi nasce un ragazzino, figuriamoci un gol. E Totti d’altronde nove mesi li aveva aspettati per la pancia gonfia di Ilary, per Cristian e per Chanel,

Redazione

(Il Romanista-C.Zucchelli) In nove mesi nasce un ragazzino, figuriamoci un gol. E Totti d’altronde nove mesi li aveva aspettati per la pancia gonfia di Ilary, per Cristian e per Chanel,

non certo per gonfiare la rete. (...) A Firenze però quel giorno non segnò, segnò Emerson, il brasiliano che era depresso a Roma e felice a Torino, e infatti ha smesso: è del 1976, se si prende in considerazione la nascita del Cristo romanista, dell’anno zero se si considera quella del Capitano, ha messo le ciabatte più di due anni fa, Francesco va avanti, e oggi farà 700 partite ufficiali, roba che solo a contarle ci vuole una vita, e magari uno si stufa prima.

 

Come Totti del resto si è stufato di segnare solo all’Olimpico: l’ultima volta lontano da Ponte Duca d’Aosta era il primo maggio, festa dei lavoratori e di chi si diverte, ne fece due, uno su rigore, poi segnò Rosi, neppure lui ha ancora capito come, e si capì che era festa sul serio. Poi più nulla, tra infortunio e cambio di ruolo: Luis Enrique lo vuole più lontano dalla porta, e appena lo ha fatto sapere si è preso dell’eretico, destino comune a chi vuole cambiare qualcosa nella liturgia del Capitano. Era capitato a Fabio Capello, quando lo spostò da trequartista a seconda punta, per farlo segnare di più, e dissero che era un peccato, per uno che faceva quegli assist, a Spalletti, quando lo mise centravanti, e venne preso per pazzo, poi Totti centrattacco è andato talmente bene che quando Luis Enrique gli ha chiesto di fare quello che faceva prima, il trequartista, giù critiche di nuovo.

Lui, Totti, in tutto questo, era l’unico che non parlava, faceva quello che gli chiedevano, lo faceva come solo lui lo sa fare, gol e assist o assist e gol. E quest’anno ha fatto lo stesso: più corsa e lanci e meno tiri e palloni vaganti in area, va bene lo stesso, resta sempre il più forte. La normalità, per lui. La normalità e l’orgoglio, quello che comunque la mancanza del gol gliel’ha fatta sentire: quello in casa lo ha ritrovato anche con un filino di interessi – il saldo lo riscuoterà nelle prossime settimane – quello in trasferta lo cercherà su un campo dove ha già segnato 3 volte. In Coppa Italia, quella sera del 2005 che fu la sua parentesi più brutta da romanista, in cui chiese ai tifosi di smetterla coi fumogeni e qualcuno replicò tirandogli una bottiglietta. Gli altri due erano arrivati pochi mesi prima, in campionato, quando la Roma vinse 4-0 con doppiette del Capitano e di Montella. Gli assist, tutti e 4, portarono la firma di Antonio Cassano. Altri due ai toscani Totti li ha fatti all’Olimpico: uno in Coppa Italia, nell’andata di quella partita lì a Siena, e altri due in campionato, uno nel 6-0 della stagione 2003-2004 (e poco prima aveva pure sbagliato un rigore), l’altro nella stagione 2007-2008, 3-0 con pure Aquilani e Giuly. Era il 3 settembre. E la foto più bella di quel giorno, e forse di tutte le partite con quelli che pensassero al Palio è quella del Capitano che mostra orgoglioso la Scarpa d’oro col figlio Cristian in braccio e Franco Sensi accanto. La Roma di ieri, oggi e domani.