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Totti e De Rossi: è il derby della maturità

(Il Romanista – C.Zucchelli) – 6 marzo 1994-4 marzo 2012. Diciott’anni di derby di Francesco Totti. In mezzo una storia infinita, immagini sparse di gol, magliette e sfottò. Tante, mai troppe.

Redazione

(Il Romanista - C.Zucchelli) - 6 marzo 1994-4 marzo 2012. Diciott’anni di derby di Francesco Totti. In mezzo una storia infinita, immagini sparse di gol, magliette e sfottò. Tante, mai troppe.

Mai abbastanza quando si parla di lui, il giocatore che ha vinto più derby di Roma di tutti e che è a una sola rete di distanza da Delvecchio e Da Costa, i primi marcatori delle stracittadine in campionato. Otto gol il Capitano, nove gli altri due. Questo giusto per smentire chi ieri, vedendo Francesco uscire dal campo per un pestone al piede sinistro dopo uno scontro con Cicinho, già iniziava a dire: "Se mancherà Totti per la Roma sarà un bene". Tutti tranquilli: Totti, che subito dopo l’allenamento ha fatto fisioterapia con Silio Musa, questo derby non lo salta. E intanto oggi farà altri controlli e si allenerà o con una scarpa speciale o con una protezione sull’alluce. Lo aspetta da sempre, come tutte le sfide alla Lazio, lo aspetta da un anno, da quella doppietta sotto la Curva Sud che lo proclamò, se mai ce ne fosse bisogno, "The king of Rome". (...)

Ieri l’ultima: «Quell’autogol del 2000 non fu colpa mia». Ma di Nesta che gli fece sbattere «addosso il pallone». Da un bomber a un altro. Francesco Totti, appunto. Solo quattro gol quest’anno, l’obiettivo di arrivare in doppia cifra con la meta che non cambia mai nonostante qualche incidente di percorso (vediinfortuni e cambi di ruolo): far vincere la Roma. Quando manca lui è tutto più difficile. Anche se nei derby spesso, soprattutto in passato, la tensione qualche brutto scherzo gliel’ha giocato. Non, tanto per fare un altro esempio relativo al mese di marzo, nel 2002: Lazio-Roma 1-5. Poker di Montella, straordinario pallonetto del Capitano a chiudere i conti. E dedica d’amore. Come un anno fa. A Ilary, ovviamente. Quelle alla Roma le fa praticamente ogni domenica. Anche quando non segna, anche quando cerca un cartellino, contro il Parma, per essere sicuro di non mancare nella partita che conta di più. Quella che, oltre ai gol e alle giocate, è stata e sarà sempre per lui quella degli sfottò. In ordine sparso: la maglietta "Vi ho purgato ancora" del 1999 oppure quella frase "Spero in un altro autogol di Negro, ma se non dovesse accadere, vorrà dire che ci penseremo noi” del 2002. (...)

E lo stesso Aquilani a fine partita disse:«Senza di lui non avremmo vinto», proprio mentre la Sud cantava "Un Capitano, c’è solo un Capitano". Cosa è cambiato da quel giorno? Tutto. E niente. Perché Totti sta sempre lì e magari adesso accoccolato a lui non c’è più Aquilani ma Lamela, che domenica fa 20 anni. Oppure Pjanic, che non sta bene ma ci sarà. Oppure qualsiasi altro romanista. In campo, sugli spalti e pure lontano. Ad esempio David Pizarro. Ieri sul suo telefono il cileno ha scritto: «Daje Capita’, domenica due gol». Sarebbe un altro record. L’ennesimo «Domenica abbiamo una partita importante e pensiamo solo a quella». Daniele De Rossi ha chiuso così tutto quello che si è detto e scritto sulla sua esclusione a Bergamo. Parole importanti, che mettono in luce quello che è l’obiettivo più importante: vincere domenica. Lo sarebbe stato in qualsiasi caso, a maggior ragione in questo caso visto che l’avversario è la Lazio. E De Rossi, contro la Lazio, cerca il decimo successo. Il primo derby lo ha vinto, l’ultimo lo ha perso. Era il numero 17 della sua carriera: i successi, come detto, sono stati 9, i pareggi 3, le sconfitte 5. Raramente De Rossi salta la partita contro la Lazio. (...)

Lo ha ammesso poi anche lo stesso Daniele raccontando che però adesso le cose sono un po’ cambiate: «I primi tempi dormivo male, ci pensavo troppo e magari in campo non riuscivo a dare il massimo. Ora invece la vivo più tranquillamente, considero il derby sempre una partita importante e speciale, ma riesco a gestire meglio la tensione». D’altronde sono passati oltre otto anni dalla sua prima vittoria contro la Lazio del novembre 2003 in cui, la notte di Mancini e del tacco di Dio, entrò in campo per gli ultimi sette minuti. Giusto in tempo per godersi l’apoteosi. Da dimenticare la stagione 2004-2005 - e non solo per i derby - da ricordare invece il periodo con Spalletti. E anche in questo caso non solo per le partite contro la Lazio.All’andata, nel primo anno col tecnico toscano in panchina, la Roma pareggia. Al ritorno invece è di nuovo festa grande con la vittoria del record, i gol di Taddei e Aquilani e quella maglia numero 16 dove c’era scritto un "meno", cioè la distanza in classifica, grande così. L’anno dopo le cose non vanno bene: la Roma perde 3-0 all’andata e pareggia - male - 0-0 al ritorno. Qualche mese più tardi alla gioia del primo gol fa da contraltare l’amarezza per il risultato - 4-2 - ma è l’ultima delusione prima di tante tante soddisfazioni. Dal 6 dicembre 2009 al 16 ottobre 2011 la Roma vince sempre. Cinque volte di fila. Un pokerissimo con De Rossi protagonista. (...)