(Il Romanista) - Possesso palla e compiti precisi
rassegna stampa roma
Sorrisi, campioni, lavoro: così si diventa grandi
(Il Romanista) – Possesso palla e compiti precisi
La percentuale di possesso palla di BolognaRoma è stata quasi imbarazzante: oltre il 67%. Come se non bastasse poi, ci sono state le parole di Marco Di Vaio a certificare la supremazia della Roma: «Mai visto niente del genere». Una supremazia, quella giallorossa, fatta di un gioco provato e riprovato in allenamento che comincia a dare i suoi frutti adesso, cinque mesi dopo l’inizio del ritiro di Riscone. I giocatori hanno pochi ma precisi compiti, ognuno sa quello che deve fare in tutte e due le fasi. La fase d’attacco comincia dal portiere, quella di difesa dagli attaccanti: una regola quantomai semplice ma efficace. Che Luis Enrique ha riassunto più volte così: «Se teniamo palla noi per gli avversari sarà difficile farci gol». Qualcosa di diverso, rispetto alle prime apparizioni della Roma, c’è: non nel modo di giocare - quello che vuole il tecnico è chiaro fin dal primo giorno - quanto piuttosto nel modo di applicarlo da parte dei giocatori.[...] In questo senso, l’intelligenza tattica di Totti è fondamentale. Ma anche la disciplina degli esterni - Rosi e Taddei a Bologna - e il lavoro degli attaccanti in fase di copertura è preziosissimo. E sia Lamela sia Osvaldo - Bojan un po’ meno, anche se è quello che nel Dna dovrebbe avere di più certi movimenti - hanno capito perfettamente le richieste dell’allenatore. Sempre le stesse dal 15 luglio a oggi.
Il gruppo è sereno e compatto
È vero che i campionati si vincono anche quando i giocatori non si sopportano. Ma se una squadra è formata anche da un gruppo unito e compatto intorno al proprio allenatore le cose sono sicuramente più facili. È il caso della Roma dove i calciatori non sono solo uniti tra di loro - già due le cene di squadra quest’anno di cui una, quella successiva alla discussione tra Lamela e Osvaldo, particolarmente significativa - ma, come ha detto più volte Totti - remano tutti dalla stessa parte. Incomprensioni ci sono state: quella di Udine, ma anche la discussione tra Heinze e Luis Enrique subito dopo Roma-Milan, quando l’argentino ha manifestato al tecnico il suo disappunto per alcune scelte tecniche che non lo avevano convinto: cose normali, che si verificano in qualsiasi spogliatoio e che, quna volta superate, permettono ai protagonisti di unirsi ancora di più. Fare gruppo insomma, espressione usata e abusata troppo spesso, è questo. E la Roma è un bel gruppo. Un gruppo dove anche chi non gioca (vedi Borriello) sta sempre insieme ai compagni e non dice una parola fuori posto. Considerando i mesi complicati che la Roma ha vissuto, questa è stata - ed è - la sua più grande forza.[...]
Tutti per Lucho, Lucho per tutti
Per capire quanto ormai siano coinvolti nel progetto Roma basterebbe vedere i loro telefonini dove, da qualche settimana, compare il logo ufficiale della società. Se Luis Enrique è la punta dell’iceberg, in questo momento positivo della Roma si deve considerare anche il ruolo del suo staff. Un gruppo di lavoro compatto in cui gli spagnoli si sono integrati agli italiani e in cui i nuovi lavorano a stretto contatto, e con affiatamento, insieme a chi a Trigoria c’è ormai da qualche anno. Il personaggio più in vista, un po’ per il ruolo che ricopre un po’ per la sua attitudine a frequentare i social network, è sicuramente il mental coach Tonin Llorente. L’uomo che sta sempre accanto alla panchina, che incita i giocatori, che li aspetta quando escono dal campo e che, tanto per non farsi mancare nulla, si è fatto anche espellere a Napoli per la troppa foga nel contestare un fallo: «Lui - il commento di Luis Enrique - è uno della Curva Sud che sta con noi». Magari il paragone è un po’ forte, ma rende bene l’idea. Perché Llorente, per temperamento e passionalità, può ricordare un tifoso qualsiasi.[...]
Col capitano è tutto più facile
Qualche giorno prima di Napoli-Roma Walter Sabatini ha incrociato Francesco Totti a Trigoria. Battute, sorrisi e una frase, quella del direttore sportivo, che fotografa bene il momento del Capitano: «Ti vedo veramente in forma». Essendo uno che di calcio ne capisce, il ds si è reso subito conto - lui, come centinaia di migliaia di romanisti - dell’importanza del rientro di Totti in squadra. Un ritorno che, per essere perfetto, ha bisogno soltanto del gol ma Totti ci sta lavorando: contro la Juventus ha fallito un rigore, contro Napoli e soprattutto Bologna la fortuna non lo ha assistito. Col nuovo anno le cose cambieranno perché se è vero - ed è vero - che il Capitano gioca più lontano rispetto alla porta, è vero anche che il gioco messo in mostra dalla Roma in queste ultime settimane porta tutta la squadra a tirare molto di più. E la mira, senza dubbio, verrà aggiustata. Intanto, nell’attesa di aggiornare la classifica del gol, si possono guardare e analizzare le differenze di punti fatti dalla Roma con e senza Totti in campo: 16 giornate di campionato, il Capitano ne ha giocate 9, di cui 8 da titolare. Sono arrivati 18 punti, una media di 2 a partita. Senza Totti la Roma ha giocato 7 gare, in 6 di queste non c’era per infortunio e solo una volta, a Firenze, per scelta tecnica. I ko sono stati 5, le vittorie 2 e la media punti è crollata miseramente: 0.85 a incontro. [...]
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