rassegna stampa roma

Senza DDR una squadra frastornata

(Il Romanista-G.Caccamo) Venti minuti da incubo, verrebbe da dire come al solito, per il duo Rosi- Juan, capaci di contagiare con i propri errori anche giocatori che almeno inizialmente sembravano in buona giornata.

Redazione

(Il Romanista-G.Caccamo) Venti minuti da incubo, verrebbe da dire come al solito, per il duo Rosi- Juan, capaci di contagiare con i propri errori anche giocatori che almeno inizialmente sembravano in buona giornata.

 

La deriva negativa della difesa romanista toglie ossigeno, idee e sopratutto lucidità alla manovra d’attacco della Roma ordinata, volitiva ma tatticamente indisciplinata nelle posizioni e allungata tra le linee, consentendo alla mediana atalantina di inserirsi sempre con efficacia nel fraseggio verticale dei romanisti; non interferisce l’Atalanta negli scambi in orizzontale dei centrocampisti giallorossi, badando a non sprecare energie nel rincorrere la palla negli spostamenti non pericolosi, e concentrandosi negli intercetti sulle palle filtranti. Carattere e compattezza deficitari in assenza di capitan futuro? Orfani del proprio leader di centrocampo, i giallorossi sono apparsi titubanti, imprecisi, frastornati nell’organizzazione della linea difensiva, disorganizzati nelle idee sul come fronteggiare le ripartenze neroazzurre, idecisi sul dove e come attaccare il dispositivo predisposto da Colantuono.

Da incubo l’inizio della ripresa con episodi non sempre chiari ma di certo sfavorevoli alla possibile rimonta giallorossa, ben presto annichilita con l’evolversi del risultato parziale. Difficile trovare motivazioni che non siano legate a nervosismo e instabilità emotiva per una Roma fragile ed indisciplinata, toccata nel vivo, forse, da decisioni tecniche del proprio allenatore probabilmente non condivise e non metabolizzate, in una strana ma precisa coincidenza con la trasferta fiorentina, dove l’allora esclusione di Osvaldo, creò un casus belli così eclatante, che se realmente ripetuto oggi dimostra come ogni forma di integralismo e di idealismo assoluto non sorretto da realismo e capacità di dialogo, risulti deleterio e controproducente, minando autostima e senso di appartenenza. (...)