(Il Romanista - G.Dell'Artri) Mezz'ora sola ti vorrei. Compreso il recupero e tutto compreso stasera la Roma gioca la partita più breve della sua storia.
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Roma, mezz'ora sola ti vorrei…
(Il Romanista – G.Dell’Artri) Mezz’ora sola ti vorrei. Compreso il recupero e tutto compreso stasera la Roma gioca la partita più breve della sua storia.
Ventisette minuti più spiccioli, (ri)partendo dall’1-1 annacquato dalla pioggia e da Tagliavento. (...) La Roma finora da quando è iniziato il campionato ha segnato tredici gol (tredici) nei primi ventisette minuti di gioco. Tredici gol (quattordici se si tenesse in considerazione quello di Burdisso arrivato proprio alla mezz’ora contro il Milan) sui trentasei totali, qualcosa tipo il quaranta per cento del totale. Non male. Solo bene se si guarda al dato delle reti subite nello stesso arco di tempo: tre. Solo 3. Uno, un altro, un altro ancora e basta. Elencabilissimi: Ibrahimovic al 17’ di Roma- Milan, Jovetic allo stesso minuto (c’entra la scaramanzia?) in Fiorentina-Roma, per giunta su rigore, e quello troppo recente di Thiago Ribeiro al 6’ di Cagliari- Roma: tre gol presi nei primi ventisette minuti e tre sconfitte. L’eccezione sarebbe proprio Catania visto che Legrottaglie segnò al 24’, ugualmente vero, però, che 5’, quindi nell’arco della mezz’ora prevista stasera, pareggiò De Rossi.
Vero e basta che Catania- Roma è fuori statistica. Catania- Roma si gioca stasera. (...) Tredici gol fatti contro tre presi, 11 punti guadagnati e 6 persi rispetto all’esito definitivo delle partite, ovvero se le partite fossero state tutte come quelle di stasera la Roma avrebbe avuto cinque punti in più in classifica. Quasi due partite. La squadra di Luis Enrique avrebbe guadagnato un punto con il Cagliati all’andata (0-0 nel periodo di riferimento e sconfitta 2-1) e uno al Sant’Elia (1-1 prima del 2-4), due punti col Siena (1-0 e poi 1- 1) tre nel derby (gol di Osvaldo prima di quello che è successo), un punto col Genoa (0-0 e poi 1-2), uno a Udine (0-0 e 0-2) e due contro la Juventus (1-0 De Rossi alla fine uno pari): appunto 11 totali. E ci avrebbe rimesso due punti a Parma (0-0 e poi gol di testa di Pablo Bati Osvaldo), due a Novara (0-0 prima dell’unodue nella ripresa) e ancora due col Chievo (0-0 prima della lezione di storia di Totti). Tradotto adesso avrebbe 39 punti in classifica e stasera si sarebbe giocata la possibilità di andare al terzo posto solitario, a 42, sopra l’Udinese, sotto appena di tre dalla testa. Nessun rimpianto e nessun rimorso, non c’è tempo per averne. L
a testa che conta stasera non è quella alla classifica ma a ogni secondo dei ventisette minuti da giocare, che ne valgono 90 e, di più, una diversa qualità di sognare. La testa ci vuole stasera, soprattutto quella, oltre alle gambe, al cuore tipico della Roma e all’argento vivo addosso che bagna dalla nascita Borini. Sono dati e statistiche che valgono quello che valgono, cioè qualcosa. Indicano una filosofia tipica di Luis Enrique: concentrazione e intensità subito e sempre, impegno e lavoro e nient’altro. Sarebbe già tutto. Anche perché se è vero che dopo l’Inter Luis Enrique ha detto "che la Roma nella prima mezz’ora è fortissima" per oggi è più vero quello che ha detto ieri: "Non lo diciamo troppo sennò porta sfiga". (...)
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