(Il Romanista-D.Galli)Prandelli l’ha fatto fuori esattamente come non aveva fatto fuori Balotelli a ottobre. Il Ct ha convocato Destro (per l’infortunio di Balotelli) e non ha convocato De Rossi per l’amichevole di mercoledì con la Spagna. Si è sostituito al giudice sportivo, lo ha anticipato, ha condannato Daniele, reo di aver colpito con una manata Icardi al volto, nella concitazione di una mischia in area. Quel codice etico non applicato per la punta rossonera in autunno è stato applicato oggi. Accade questo. In mischia De Rossi molla una manata all’attaccante dell’Inter. È una manata, è un gesto sbagliato, incontrollato, è una botta che le trecentosessantasettemiladuecento moviole andate in onda da sabato notte esaltano a tal punto che da manata siamo passati nell’ordine a: violentissimo gancio, Ivan Drago, Rocky Balboa, Ken il Guerriero.
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Prandelli anticipa Tosel: DDR out
(Il Romanista-D.Galli) Prandelli l’ha fatto fuori esattamente come non aveva fatto fuori Balotelli a ottobre. Il Ct ha convocato Destro (per l’infortunio di Balotelli) e non ha convocato De Rossi per l’amichevole di mercoledì con la Spagna.
La criminalizzazione è ovvia, è scontatissima, tanto c’è il precedente della gomitata a McBride, che naturalmente viene riportato all’attenzione per dire che «De Rossi non cambia mai». Il mostro è servito e il piatto è pronto per il giudice sportivo Gianpaolo Tosel, che però deciderà solo oggi se De Rossi sia colpevole o no. Per aiutare il suo fuoriclasse, per far sì che il giudice possa stabilire in maniera assolutamente serena se si sia trattato o no di condotta violenta, Prandelli lo ha escluso, causa codice etico. Quello stesso codice etico che fu bellamente ignorato dal Ct per Balotelli. Primi di ottobre, l’attaccante del Milan stava scontando le tre giornate di squalifica «per aver rivolto – parole testuali del giudice sportivo – espressioni ingiuriose e intimidatorie» all’arbitro Banti alla fine di Milan-Napoli. Prandelli lo convocò per ultime due partite di qualificazione ai Mondiali, contro Danimarca e Armenia, giustificandosi così: «Balotelli ha scontato la squalifica, non convocarlo sarebbe una punizione aggiuntiva alla punizione». Aggiungendo con fare paterno che «se la squalifica intercorre e scade prima della convocazione, non posso intervenire, perché sarebbe aggravare una situazione già abbastanza difficile». L’obiettivo è la riabilitazione del bad boy. E il codice etico della Nazionale? Vabbé, quello del buon samaritano conta di più.
De Rossi è fuori dalla Nazionale ma non è ancora fuori dal campionato. Qualcuno ha equiparato il suo gancio alla Balboa-Drago-Ken il Guerriero al colpo basso rifilato da Juan Jesus a Romagnoli. Con la differenza che al brasiliano è stata evitata la pubblica gogna. È un classico caso di discriminazione mediatica, elementare Watson. È possibile che i due casi siano oggi trattati alla stessa maniera. Possibile, ma non certo. Codice di Giustizia Sportiva alla mano, l’articolo 35 spiega perfettamente il meccanismo della prova tv. Tosel ha margini di manovra solo nella fissazione delle (eventuali) giornate di squalifica. La storia funziona così: entro le ore 16 del primo giorno feriale successivo alla partita, quindi entro le 16 di oggi, deve pervenire al giudice sportivo una segnalazione. Tosel non può agire d’ufficio. E poi occorre che l’arbitro non abbia visto. Dopo aver ricevuto la segnalazione dalla Procura, il giudice telefonerà a Bergonzi (nel caso specifico) per sapere se sia accorto dei due contatti. L’arbitro potrebbe ammettere che sì, li ha visti, però li ha ritenuti gesti casuali, cose di calcio, cose che accadono in qualsiasi campetto di periferia. Altrimenti non si sfugge, rientreremmo nella casistica della condotta violenta. Sono minimo tre giornate di squalifica. De Rossi salterebbe Napoli, Udinese e Chievo. Salterebbe, è meglio affidarsi al condizionale e attendere il comunicato del secondo giudice. Il primo si è già espresso, De Rossi è colpevole e si perderà il test con la Spagna. I romanisti se ne faranno una ragione.
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