(Il Romanista - C.Fotìa)La nuova arroganza juventina sgangherata e irrispettosa di ogni regola, mascherata dietro lo sguardo da tecnocrati dei nuovi rampolli della famiglia Agnelli. La rivoluzione gentile romanista, celata dietro il fumo delle sigarette di Sabatini e Zeman e la signorilità di Baldini. Un allenatore condannato dalla giustizia sportiva che insulta i giudici e un altro che della voglia di riscatto e di giustizia è divenuto il simbolo. La Juventus e la Roma, Conte e Zeman.
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Meno male che c’è la Roma
(Il Romanista – C.Fotìa) La nuova arroganza juventina sgangherata e irrispettosa di ogni regola, mascherata dietro lo sguardo da tecnocrati dei nuovi rampolli della famiglia Agnelli.
Due visioni del mondo, non solo del calcio, contrapposte. Non è un caso se, nell’era del governo delle oligarchie tecnocratiche e dell’assedio contro i giudici che vogliono semplicemente fare il proprio dovere, il campionato di calcio, il più grande spettacolo popolare italiano, l’evento che più di ogni altro riflette l’animo della nostra gente, cominci con questa sfida che viene dal passato ma che sa tanto di presente e di futuro. Con un antagonismo che sembra riflettere anche i conflitti che attraversano la nostra vita quotidiana.
Fateci caso, le pagine dei giornali e non solo di quelli sportivi quest’estate sono state dominate da un lato dagli attacchi sconsiderati di Conte e dei dirigenti juventini contro i giudici e la giustizia sportiva, dall’altro dalle parole di Zeman che evoca un calcio bello e pulito. Parallelamente le cronache politiche e giudiziarie riportavano gli attacchi contro i giudici di Palermo che cercano la verità sulla trattativa tra stato e mafia e che sono delegittimati proprio da quelle istituzioni che dovrebbero difenderli, mentre, su iniziativa del Fatto Quotidiano, diretto da un romanista doc come Antonio Padellaro, decine di migliaia di cittadini, tra cui anche il sottoscritto e (cosa assai più significativa) il direttore generale di Aesse Roma, Franco Baldini, firmavano un appello in difesa dei magistrati di Palermo.
Poi, quella prima pagina di Repubblica con la vignetta di quel genio di Altan con il suo omino che indossa una maglia giallorossa e, invitato a esprimersi sul momento del paese, prorompe in un "Viva la Roma". E ancora, l’ultima pagina del quotidiano più impegnato politicamente che c’è, Il Manifesto, che titola "Zeman o non Zeman", e l’intervista su Repubblica di ieri in cui Sdengo tiene insieme etica ed estetica del calcio. Fin qui le parole, che indicano una suggestione troppo forte per non essere colta, di una Roma che diventa simbolo di una voglia di pulizia e moralità non solo nel calcio. Da oggi il campo, e allora oltre i pensieri ci saranno anche la passione, la gioia di trovarsi tutti insieme a vibrare come un cuore solo. Orgogliosi dei nostri giovani e dei nostri campioni, non solo Francesco l’Highlander, ma anche Capitan Futuro che ha dimostrato ancora una volta che per noi esistono valori che non hanno prezzo, che l’amore non si compra con il denaro.
Insomma, "Meno male che c’è la Roma", ci verrebbe da dire ricordando il titolo di una canzone di Paolo Pietrangeli degli Anni Settanta
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