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Luis, la Roma aspetta. Ma si guarda intorno

(Il Romanista – C.Zucchelli/F.Bovaio) – La Roma aspetta Luis Enrique.

Redazione

(Il Romanista - C.Zucchelli/F.Bovaio) - La Roma aspetta Luis Enrique.

A Trigoria, infatti, pensano che ci siano ancora i margini per un ripensamento del tecnico spagnolo considerato, anche per il prossimo anno, la soluzione più idonea per la panchina. «Speriamo di andare avanti con lui», è il messaggio che filtra dalla società, decisa ad aspettare la decisione definitiva di Luis ancora per qualche altro giorno. [...]

Bisogna programmare, e in fretta, la prossima stagione. Il ds Sabatini, in questo senso, è stato chiarissimo: «Cinque minuti dopo la fine della partita di Cesena saremo già al lavoro per l’anno successivo». In realtà i dirigenti sono al lavoro da tempo, ma prima di accelerare sul mercato si aspetta di conoscere la guida tecnica. Luis Enrique, come detto, era e resta la prima scelta. Anche di gran parte dei giocatori: lstima umana nei confronti del tecnico era e resta altissima, qualche perplessità legata all’aspetto tattico c’è ma i calciatori sono pronti ad essere al suo fianco anche il prossimo anno. Non ne hanno parlato coi dirigenti visto che né Baldini né Sabatini hanno chiesto informazioni a nessuno, ma attraverso atteggiamenti e comportamenti non hanno mai manifestato il proprio dissenso verso il tecnico. Quando c’è stato qualche problema lo hanno affrontato e chiarito con lui. A quattr’occhi. Un rapporto franco, quello tra l’allenatore e la squadra, che potrebbe essere la chiave decisiva nella scelta di Luis Enrique. [...]

MASSIMILIANO ALLEGRI

Toscano di Livorno, dove è nato 45 anni fa (l’11 agosto del ’67), alla sua quarta stagione in A, la seconda con il Milan, che nel 2010-11 portò subito a conquistare lo scudetto con uno score di 24 vittorie, 10 pareggi e appena 4 sconfitte. Fu la risposta migliore che poteva dare a chi lo giudicò troppo giovane e inesperto quando venne ingaggiato dalla società rossonera il 25 giugno 2010. A convincere Galliani a portarlo a Milano furono le sue ottime performance con il Cagliari, sulla panchina del quale sedette per due stagioni consecutive dal 2008 al 2010 portandolo al nono e al sedicesimo posto in A. In precedenza aveva fatto tanta gavetta tra C2 (dove aveva iniziato la sua carriera di allenatore con l’Aglianese nel 2003-04) e C1 (Spal 2004-05, Grosseto 2005-06 e 2006-07; Sassuolo 2007-08). Dopo l’esonero subito a Grosseto nel novembre 2006, fu chiamato dall’Udinese al fianco del suo vecchio allenatore Galeone, che lo aveva avuto a Pescara come capitano e centrocampista. Ma quando l’Udinese lo esonerò Allegri non poté subentrargli poiché in quella stagione aveva già allenato un’altra squadra. Così ricominciò l’anno dopo dal Sassuolo, con cui conquistò la storica promozione in B del 2008. Ha vinto la "Panchina d’Oro" quale miglior allenatore della stagione 2008-09.

STEFANO PIOLI

Nato a Parma il 20 ottobre 1955, si sta definitivamente consacrando come ottimo allenatore del nostro campionato proprio nella sua Emilia, ma a Bologna, dove è arrivato lo scorso 4 ottobre al posto dell’esonerato Bisoli. Con quest’ultimo i rossoblu non avevano mai vinto, mentre con Pioli ci riescono subito, nel giorno del suo esordio sul campo del Novara. Grazie alla sua guida sapiente e mai sopra le righe si sono poi salvati in anticipo. In estate, prima che la Roma ingaggiasse Luis Enrique, Pioli aveva avuto un incontro con Sabatini e molti pensarono che il primo mister della nuova società potesse essere proprio lui, reduce da un ottimo campionato alla guida del Chievo. Ma non se ne fece nulla e il mister firmò un contratto con il Palermo, che però lo licenziò prima che iniziasse il campionato per la precoce eliminazione dai preliminari di Europa League. Decisione della quale Zamparini ancora si pente. Dopo aver smesso di giocare nel 1999 (prima era stato un ottimo difensore anche della Juve) iniziò la carriera di allenatore con la Salernitana nel campionato di B 2003-04, per poi proseguirla con Modena (due tornei di B dal 2004 al 2006), Parma (serie A 2006- 07), Grosseto, Piacenza e Sassuolo (tutte in B).

CESARE PRANDELLI

L’attuale Ct della nazionale, nato ad Orzinuovi, in provincia di Brescia, il 19 agosto 1957, è stato già alla Roma, seppur per una fugace apparizione, nell’estate del 2004. Lo volle Baldini. La dirigenza di allora lo scelse come sostituito ideale di un totem come Fabio Capello, la cui eredità è sempre molto difficile da gestire. Purtroppo, per, a quei tempi Prandelli era alle prese con la grave malattia della moglie che lo spinse a lasciare momentaneamente il calcio e l’opera giallorossa incompiuta prima dell’inizio del campionato. Una decisione che gli farà sempre onore. La sua carriera riprese nel 2005 con la Fiorentina, che lo chiamò al posto dell’esonerato Dino Zoff e della quale poi divenne il simbolo. Ha vinto due volte la "Panchina d’Oro" quale miglior allenatore delle stagioni 2005-06 e 2006-07, entrambe alla guida della Fiorentina, che con lui ha vissuto un periodo d’oro, compresa la partecipazione alla Champions League 2009-10, dalla quale viene eliminata agli ottavi dal Bayern con molti aiuti arbitrali. Il 3 giugno 2010 risolse consensualmente il suo contratto con i viola poiché il 30 maggio si era accordato con la Figc per subentrare a Lippi alla guida della nazionale alla fine dei Mondiali in Sudafrica. Da giocatore è stato un valido centrocampista di Cremonese, Atalanta e Juventus.

VINCENZO MONTELLA

Vincenzo Montella ha vissuto la maggior parte della sua carriera di giocatore proprio nella Roma, con cui ha vinto lo scudetto del 2000-01 e della quale è il sesto miglior cannoniere di tutti i tempi con 102 gol totali tra campionato e coppe. Alla Roma deve anche la sua carriera di allenatore, visto che quando decise di smettere questa lo ingaggiò come mister dei suoi Giovanissimi, per poi proporgli addirittura il gran salto in A al posto del dimissionario Ranieri il 21 febbraio 2011. Montella non ci pensò su due volte ad accettare l’incarico e nei tre mesi in cui lo ha avuto in panchina la Roma giocò anche delle partite memorabili, come il derby di ritorno vinto 2- 0 con doppietta di Totti. Alla fine arrivò sesta e Montella piacque un po’ a tutti per il suo modo educato (ma deciso) di proporsi e la sua ottima applicazione in campo. Insomma, fu davvero una bella sorpresa, anche se la Roma scelse di puntare su Luis Enrique. A quel punto il Catania di Pulvirenti non ci pensò un attimo ad ingaggiarlo e mai decisione si è rivelata più giusta, visto che dopo aver centrato la salvezza con largo anticipo ha portato la squadra a ridosso delle grandi. Montella è nato a Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli, il 18 giugno 1974.

ZDENEK ZEMAN

Il simbolo vivente del 4-3-3, uno schema che è ormai il suo marchio di fabbrica. Lo ha proposto ovunque ha allenato e sempre con risultati entusiasmanti per i tifosi delle sue squadre, che hanno gioito per la messe di gol segnati. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio e il 4-3-3 ha il suo nella perforabilità della difesa, vero limite degli insegnamenti del boemo. La sua, però, più che tattica è filosofia calcistica: meglio segnare una rete in più degli altri che pensare a prenderne una di meno, perché il calcio deve essere gioia e divertimento. Alla Roma è già stato dal 1997 al 1999, l’anno in cui Franco Sensi decise di rimpiazzarlo con Capello per riuscire finalmente a vincere qualcosa. Nonostante i suoi trascorsi alla Lazio, però, Zeman è rimasto per sempre nel cuore dei tifosi giallorossi, che si sono identificati con le sue battaglie per un calcio più pulito, dal quale dovrebbero uscire finanziarie e farmacie. Oggi guida magnificamente il Pescara, che è secondo in classifica in B e sta lottando per la promozione a suon di gol. I suoi nuovi talenti si chiamano Insigne e Immobile, Sansovini e Nielsen. Ma più che i nomi nel suo caso conta quel modulo, il 4-3-3, che o lo ami o lo odi. Senza vie di mezzo possibili. Zeman è nato a Praga il 12 maggio 1947.

ANDRE' VILLAS BOAS

Conosce il nostro campionato per averlo frequentato come assistente tecnico di Mourinho all’Inter nel 2008 e 2009. In quegli anni studiava le squadre avversarie che i nerazzurri dovevano affrontare stilando relazioni su relazioni. Dunque parla abbastanza bene anche l’italiano e il suo arrivo da noi, per lui, non sarebbe un salto nel buio come quello che ha dovuto affrontare l’estate passata, quando salutò il suo amato Porto per trasfersi al Chelsea, dove ha miseramente fallito. Incomprensioni con i leader storici della squadra, incapacità di capire a fondo il calcio inglese, comunque ancora troppo diverso da quello che si gioca nell’Europa mediterranea e probabilmente anche qualche problema di troppo con la lingua, che gli ha impedito di farsi capire in pieno dai suoi giocatore, sono stati alla base del suo recente allontamento da Stamford Bridge. Prima pagina dolorosa di una carriera che fino a quel momento era stata tutta in ascesa, con la stagione 2010-11 da incorniciare nel quale, alla guida del Porto, aveva vinto tutto: campionato, coppa e supercoppa del Portogallo e l’Europa League. André Villas Boas è nato ad Oporto il 17 ottobre 1977.