(Il Romanista-M.Macedonio) “Regolarità”. La ripete più volte, Luis Enrique, la parola-chiave della giornata. «Il campionato lo vince la squadra che ne ha di più – sottolinea in sala stampa – e noi non siamo ancora così regolari.
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«Ora dobbiamo continuare»
(Il Romanista-M.Macedonio) “Regolarità”. La ripete più volte, Luis Enrique, la parola-chiave della giornata. «Il campionato lo vince la squadra che ne ha di più – sottolinea in sala stampa – e noi non siamo ancora così regolari.
Facciamo partite come quella di oggi, dimostrandoci superiori dal primo all’ultimo minuto contro una squadra che è sopra di noi in classifica, e poi siamo capaci di grandi figuracce, come quella di Cagliari, contro avversarie che ci sono inferiori ». Com’è possibile – gli chiedono - una tale differenza di rendimento a distanza di soli tre giorni? «La differenza in realtà è piccola – sostiene il tecnico. – Lì abbiamo creato tantissime palle gol, ma anche commesso errori incredibili, che oggi, invece, non abbiamo fatto».
E’ stata, questa, la miglior partita della Roma finora? «Non so se è la migliore, perché ne abbiamo fatte anche altre. Ma è importante per la categoria dell’avversaria. Questo rinforza i tifosi e gli stessi ragazzi. Ed è anche di questo che sono contento. Siamo stati superiori perché siamo entrati in campo con più cattiveria del solito. Ora ci attende la prova di Catania: trenta minuti che possono essere importanti per noi e in cui spero di vedere la migliore versione della mia squadra. Sarà una partita bellissima e difficilissima, ma in cui dovremo stare attenti a non fare errori. Perché la differenza tra vittoria e sconfitta è sempre piccolissima». Quanto può aver contribuito, ieri, il diverso rendimento di Borini e Lamela, visti dare più aiuto alla squadra in entrambe le fasi? «La differenza l’ha fatta la mentalità. Contro l’Inter ho visto la squadra entrare in campo in maniera ottima e con la voglia di cancellare quella sconfitta. E’ stato un piacere giocare dopo tre giorni. E così come ero deluso dopo la gara di Cagliari, oggi sono ottimista, sapendo di poter contare su una rosa di 20-22 giocatori, più quelli della Primavera, che possono dare una mano. Il ritorno di Bojan al gol? Io non sono preoccupato se segna o meno, mi interessa di più l’atteggiamento e la voglia di fare, sua come di tutti i calciatori». Ieri, gli fanno notare, sono sembrati determinanti soprattutto i rientri di De Rossi e Heinze. «Quando c’è una vittoria, è normale che tutti pensino che dipenda dai giocatori che entrano, ma per me – ribadisce il tecnico - è importante tutta la rosa, anche i giocatori che vanno in tribuna. In undici non andiamo da nessuna parte, in ventidue sì. Questo è il mio pensiero e ciò che cerco di far capire ai giocatori per tutta la settimana». La sostituzione di Gago? «Era diffidato e avevo paura che potesse commettere qualche fallo e magari non giocare a Catania». L’attenzione non può non spostarsi sul rinnovo contrattuale di Daniele De Rossi.«Sono felice, come lo ero una settimana fa, perché sapevo che sarebbe rimasto qua. E’ stato un peccato, per lui e per la società, che si sia arrivati all’ultimo anno senza aver rinnovato il contratto. Ma sapevo della sua volontà e di quella della società. Non avevo nessun dubbio che sarebbe rimasto. L’ho detto due-tre mesi fa, non perché sapessi qualcosa di più o di diverso, ma perché vedevo come si comportava. Daniele è una bandiera, lo sarà e spero anzi che lo sia sempre di più». (...)
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