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«Il lavoro paga sempre»

(Il Romanista-M.Macedonio) «Il lavoro paga». E’ una sorta di mantra quello su cui Luis Enrique torna più volte a fine partita. Lo fa in sala stampa, ma anche ai microfoni di Sky e di Roma channel,

Redazione

(Il Romanista-M.Macedonio) «Il lavoro paga». E’ una sorta di mantra quello su cui Luis Enrique torna più volte a fine partita. Lo fa in sala stampa, ma anche ai microfoni di Sky e di Roma channel,

rispondendo a chi gli chiede quale sia la chiave per spiegare la terza vittoria consecutiva e la seconda partita senza subire reti. «Non abbiamo cambiato nulla» sostiene il tecnico. «Vincere è difficile per qualsiasi squadra e contro chiunque. Dopo la sosta, poi, c’è sempre la paura che i giocatori non abbiano fatto i compiti o abbiano dimenticato ciò che devono fare.Ma oggi la squadra mi è piaciuta da subito: ha iniziato la partita con il giusto atteggiamento, più compatta, più corta e anche più convinta del proprio gioco.Sono molto soddisfatto del lavoro che è stato svolto. Non dimentichiamo che il Chievo sa attaccare, ma anche difendersi, mettendosi dietro il pallone in dieci uomini. Ricordo anche che aveva perso una sola partita con più di un gol di scarto, contro il Milan. E oggi contro di noi. Mi è piaciuto anche il tifo, che capisce che è più difficile costruire che difendere ».

 

C’è ancora il rimpianto per come è andata a Udine e soprattutto a Firenze. Due sconfitte motivate più dalla casualità che da veri demeriti. «E’ stato un momento in cui le cose andavano male. La partita di Firenze poteva finire dopo pochi minuti. Eppure, anche lì la squadra aveva fatto un lavoro ottimo, continuando a lottare». In tribuna, gli ricordano, c’era James Pallotta, che aveva seguito anche l’ultimo allenamento della squadra. «E’ bello vedere che nel tuo club sanno come i giocatori si stanno impegnando – risponde Luis Enrique. – E si vede se uno ha lavorato a casa.Di chi i meriti se i risultati stanno arrivando? Sempre dei calciatori. Fanno il loro lavoro e hanno la capacità di vivere la propria vita da professionisti. Mi piace che lo facciano anche divertendosi. Perché hanno capito che anche quando cambiano i giocatori, a causa degli infortuni, la squadra va sempre avanti». Un abbraccio significativo, quello tra Luis Enrique e Francesco Totti al momento dell’uscita dal campo del capitano. Così come lo sono le parole di Daniele De Rossi: un feeling ritrovato con entrambi i giocatori. «Per tanti di voi – dice il tecnico rivolto alla stampa – era un problema grandissimo. Ma ho spiegato loro che la squadra rimarrà sempre. Poi ci sono giocatori diversi, un riferimento per tutti, come Francesco e Daniele. (...) Se siamo d’accordo bene, se non lo siamo si trova una via intermedia. Mi piace che Francesco abbia ritrovato il gol, dopo il rigore sbagliato contro la Juventus».

Luis Enrique ha parole di elogio anche per Bojan. «Si sta allenando con una voglia incredibile. Oggi ha fatto una partita bellissima, creando molte palle gol, e mi sarebbe piaciuto che avesse segnato, perché lo avrebbe meritato». Quanto a De Rossi e alla sua sostituzione, precisa: «Daniele non ha potuto fare tutto il lavoro della settimana, perché leggermente infortunato. Ho pensato che fosse meglio riposasse, almeno un po’. Non credo avesse bisogno di sapere com’è il tifoso nei suoi confronti. Ne conosce bene l’affetto. Osvaldo? Peccato, ma così succede nel calcio. E’ normale, dopo un colpo di tacco, soffrire quell’infortunio, ma lui può aiutare la squadra anche nello spogliatoio. Prendere un giocatore, a gennaio, è sempre difficile. Se la società riterrà che ci sia qualcuno, non costoso, e con le sue caratteristiche, bene, ma non c’è fretta. Ci sono giocatori della Primavera, come Caprari. Che mi aspetto che resti.(...)». Entra anche nel merito di questioni tattiche, il tecnico, accennando all’inversione di posizione tra Bojan e Lamela. «Possono giocare entrambi con il lato naturale o con quello inverso. Oggi era meglio farlo con la gamba naturale. A volte succede che tutto va come pensi, a volte no. Dalla tribuna sembra tutto facilissimo. Ma dentro al campo è tutto più difficile ». Può dirsi, questa, finalmente la “sua” Roma? «No. Dico invece che la rosa giocherà sempre meglio. Ogni mese che passa, vedremo di più l’identità della Roma. La cosa più importante è che i tifosi sappiano cosa vanno a vedere. Ovvero la proposta offensiva di chi prende il rischio sempre, vuole sempre avere il possesso del pallone e sfruttarlo al meglio. Se siamo una squadra che ha vinto quattro volte in trasferta non è perché va speculando, ma perché è la sua proposta di gioco. Che è sempre la stessa. Con il possesso palla che dipende anche dall’avversario – spiega ancora il tecnico. – A volte i terzini sono più alti o più bassi, non c’è una regola matematica. Chi gioca sono i calciatori e sono loro che devono capire cosa fare. Io cerco solo di aiutarli». Oggi allenamento, e pensiero che corre subito alla partita di mercoledì. «Non vediamo l’ora di giocare in Coppa Italia, per rifarci della sconfitta subìta a Firenze. Una partita che mi dà il ricordo di una grandissima ingiustizia. Oggi vado a casa e sono felicissimo. Ma se non vinciamo contro la Fiorentina, cosa dico ai miei figli che vanno a scuola? Bisogna solo lavorare, perché i risultati non si ottengono in una settimana o in tre mesi. E lo vedremo alla fine se il lavoro paga o no».