(Il Romanista - C.Zucchelli) - Per l’ennesima volta in questa stagione la Roma si ritrova a Trigoria a leccarsi le ferite.
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La Roma: «Luis non si tocca»
(Il Romanista – C.Zucchelli) – Per l’ennesima volta in questa stagione la Roma si ritrova a Trigoria a leccarsi le ferite.
E a rimettere insieme i cocci di una serata nata male e finita peggio. La sconfitta senza mai tirare in porta - Buffon aveva i guanti praticamente immacolati - l’umiliazione degli avversari che, come già avvenuto in altre partite si fermano (stavolta non lo ha chiesto l’allenatore, lo hanno deciso i senatori della Juve anche in virtù dei rapporti personali che ci sono con molti romanisti), lo sputo di Lamela, le dichiarazioni del post partita che fanno quantomeno sorridere. Un esempio: Luis Enrique dice che Perrotta non aveva particolari compiti di copertura su Pirlo, il centrocampista dice l’esatto contrario in televisione. E poi, come se non bastasse, Osvaldo che spara a zero sull’arbitro Bergonzi, mandando su tutte le furie la società. [...]
Perché, rivoluzione tecnica a parte, il nervosismo quest’anno a Trigoria c’è stato e anche tanto: espulsioni dovute a scatti d’ira (lo stesso Osvaldo, Cassetti, Lamela e Bojan, tanto per citare qualche esempio), polemiche tra compagni venute fuori, un allenatore che in conferenza stampa spesso e volentieri si mostra troppo nervoso. Su questo si sono interrogati i dirigenti ieri al Bernardini, questo, soprattutto, dovranno fare al termine di una stagione a dir poco travagliata e che deve servire come base per il futuro. Sarà ancor rivoluzione? È questa la domanda che, al fischio finale del pessimo Bergonzi, si sono fatti tutti i romanisti, stufi di vedere la Roma prendere goleade ogni qual volta ci si allontana dall’Olimpico.
Le risposte sono tutte nella mente di Baldini e Sabatini, gli architetti di questa Roma. Il primo e fondamentale punto è uno: l’allenatore non si tocca. Da Trigoria su questo punto sono inflessibili: senza entrare nel merito delle scelte tecniche, magari non tutte condivisibili ma decise in piena autonomia dal tecnico come è giusto che sia, il progetto della Roma si basa su Luis Enrique e sul suo modo di lavorare. «Prerara le partite in modo scrupoloso, vive per questa squadra»; è il ritornello di chi lo vede tutti i giorni. Basta? Finora no. Lo dicono i numeri, lo dicono le amarezze di una stagione dove di gioie ce ne sono state col contagocce. E tutte di poca importanza. La classifica però, anche grazie a un campionato non certo di primo livello, dice che qualcosa è ancora possibile. L’Europa League, quantomeno. Con la Champions che, aritmeticamente, è ancora lì. A 5 punti[...]
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