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«Io non ho gerarchie»

(Il Romanista – M.Macedonio) Spegne sul nascere qualsiasi possibile polemica e gli eventuali retropensieri intorno alle tre esclusioni “eccellenti”, Zdenek Zeman.

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) Spegne sul nascere qualsiasi possibile polemica e gli eventuali retropensieri intorno alle tre esclusioni “eccellenti”, Zdenek Zeman.

Il tecnico dà infatti seguito a quanto detto in conferenza stampa alla vigilia e, in piena coerenza con quelle dichiarazioni, ribadisce che Osvaldo è «il giocatore più completo dopo Totti»; che De Rossi è per lui un intermedio di centrocampo e solo in subordine un centrale, e quanto a Burdisso, magari ne avesse venti come lui. E allora? Perché in panchina? Il concetto è altrettanto limpido. Non ci sono intoccabili, ma 24 giocatori che «possono tutti giocare». E ciò che conta non è come ci si chiama, ma cosa si dimostra sul campo. Senza dire ci penserò domenica, ma lavorando sodo durante la settimana. Perché solo in base alla voglia e alla disponibilità mostrata, si è scelti oppure no. Chiaro? Con queste scelte – gli fanno notare – si è assunto grandi responsabilità. Perché se non fosse andata bene, qualcuno avrebbe protestato. E’ disincantato, il tecnico: «Si è protestato anche quando perdevo con loro in campo ».

E’ la dimostrazione che gli errori tecnici sono contemplati - vedi Stekelenburg, che ha meritato la fiducia - mentre la voglia e la convinzione vengono prima. «Voglio giocatori che hanno motivazioni. Non riconosco gerarchie, se non sulla base di quello che mi fanno vedere in settimana. Voglio che ci sia attaccamento al gruppo e che tutti pensassero alla società e alla città, anziché agli affari propri». Quando si presenta ai microfoni di Sky, ma anche più tardi in sala stampa, ha l’espressione imperscrutabile di sempre, il boemo. «Vorrei venti giocatori come Burdisso – dice in tv. – Con la sua applicazione e la sua volontà. Peccato che, anche per il lungo stop, al momento non gli riesca di esprimersi al meglio». Lo stesso dicasi di Osvaldo, che pure viene da 3 gol segnati in 5 partite. «E’ il giocatore, dopo Totti, che ha più talento. Io devo tirarglielo fuori». E a chi gli obietta che si fatica a comprenderne l’esclusione, risponde: «E’ un problema vostro, che non siete sul campo durante gli allenamenti. Io valuto i giocatori e decido chi è in grado di giocare e chi no. De Rossi? Può fare il mezzo destro o il mezzo sinistro, dove può esprimersi al meglio.

Anche il “mediano centrale”, ma è un ruolo che viene dopo». Gli chiedono, facendo riferimento all’episodio del giocatore a terra, se sia giusto continuare a giocare. «Per me, va seguita la regola che finché l’arbitro non fischia si gioca. Sarebbe però opportuno che l’arbitro fischiasse, perché molti giocatori ne approfittano ». Una buona prova di Marquinhos, gli fanno notare. «E’ un ragazzo del ’94, arrivato qui con buone qualità, anche se gli manca ancora l’esperienza. Qui il gioco è diverso da quello in Brasile. In questi due mesi si è applicato, è tecnicamente bravo, e mi auguro che riuscirà a crescere con noi». Quanto tempo ci vuole, gli chiedono ancora, per inculcare il suo gioco? E quanti dei giocatori hanno qualità mentali e tecniche per fare bene? «E’ quello il problema. Io non devo insegnare a giocare al calcio, ma dare loro la mentalità ed essere propositivi. Siamo ancora troppo passivi e non riusciamo a giocare tutti insieme. Mi auguro che tutto si risolva al più presto. Ora ci sono 15 giocatori convocati in nazionale: è uno stimolo per loro ma di certo non riusciremo a fare molto». Sulla partita, che ha riservato stavolta un secondo tempo migliore del primo. «Abbiamo cominciato maluccio. Eravamo preoccupati ed è normale che quando lo si è, si subisce qualcosa.

Ma è importante che la squadra impari a soffrire, e questo per me è già positivo». Anche davanti alla carta stampata, ribadisce che nessuno è inamovibile. «Lo sono per voi. Per me possono giocare tutti. Dipende solo dal loro atteggiamento e dalla loro voglia. Questa settimana ho scelto la formazione che mi dava più garanzie, nonostante consideri Osvaldo il secondo della squadra dopo Totti. Lui e De Rossi devono però dimostrarmi che vogliono far vedere ancora qualcosa. Stavolta non mi hanno convinto, ma spero che lo facciano la prossima ». Difficoltà di coesistenza tra Totti, Destro e Osvaldo? «E’ possibile. A destra non piace giocare a nessuno dei tre. Ho visto in nazionale Osvaldo e Destro insieme, ma non mi sono piaciuti». Hanno stupito anche gli ingressi di Perrotta e poi di Marquinho. «Bradley era alla sua prima partita dopo l’infortunio e non aveva più il ritmo. E’ calato un po’ nonostante abbia fatto gol. Florenzi era stanco. Avevo anche Burdisso pronto a rilevare Marcos che non stava bene, ma ha fatto comunque una buona partita. Perché loro e non De Rossi? Dovevamo giocare sulle ripartenze e De Rossi non è uno che riparte». Bene Lamela. «Sì. Tranne che nel finale, ha aiutato molto in fase difensiva. Ha corso, e lui è uno che può correre per tre ore. La sua forza è proprio la corsa e la deve sfruttare perché ne ha tutte le caratteristiche. Dovrebbe fare anche molti gol in più e spero che li farà presto»