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Gol all’esordio come Chini, nostro primo argentin

(Il Romanista – M.Izzi) – I primi sei mesi dell’avventura italiana di Erik Lamela se ne sono andati.

Redazione

(Il Romanista - M.Izzi) - I primi sei mesi dell’avventura italiana di Erik Lamela se ne sono andati.

Ne sono passati addirittura otto, da quando, a maggio, iniziarono a circolare le prime voci su un’opzione strappata da Sabatini sul suo cartellino. Sei mesi sono il pretesto giusto non per un primo bilancio, sarebbe fin troppo prematuro, ma per abbozzare un paragone con gli esordi di alcuni dei grandi argentini della Roma.

A cominciare proprio da Arturo Luduena Chini, il primo fuoriclasse argentino di una colonia da allora, praticamente inesauribile. Un particolare, assolutamente beneaugurante accomuna i due, un particolare sfuggito alla totalità degli statistici giallorossi. Chini disputò la sua prima annata italiana, non nella Roma, che in quella stagione 1926/27 non era stata ancora fondata, ma nell’Alba, una delle consorelle che nel giugno del 1927 avrebbe partecipato alla fondazione del Club. Chini debuttò nel massimo campionato il 3 ottobre 1926, contro il Casale e anche lui, come Lamela, ebbe la soddisfazione di segnare. Il gol di Erik contro il Palermo, il 23 ottobre 2011, lo ricordiamo tutti, un piccolo capolavoro di balistica, un biglietto da visita che ha fatto immediatamente innamorare il pubblico giallorosso di questo innegabile talento[...]

Stiamo parlando di Omar Gabriel Batistuta che il 27 agosto 2000, in amichevole, proprio contro il Palermo (che in quel periodo era di proprietà di Franco Sensi), mandò agli annali il suo primo acuto romanista. Se qualcuno ogni tanto lo mette in discussione, ebbene Lamela non deve prendersela, è in ottima compagnia. Se spulcerete i periodici dell’ anno di grazia 2000, scoprirete che Bati approdò a Roma tra l’ entusiasmo straripante dell’esercito sterminato dei tifosi, ma anche tra le frecciate di alcuni critici. Una polemica infinita per la maglia, (il numero 9 era di Montella), una (subito stroncata dai risultati), sulle condizioni fisiche del “Re Leone” (ci fu chi scrisse che la Fiorentina se ne era liberata tirando “il bidone” alla Lupa).

Sembra impossibile ma le cose andarono veramente in questo modo. C’è un’altra differenza enorme tra il passato e il presente, che riguarda ad esempio talenti infiniti come Pedro Manfredini e Miguel Angel Pantò, campione d’Italia con la Roma nel 1942. Lamela è arrivato in Italia con tutti i riflettori puntati addosso, tanto da doversi nascondere in un albergo del centro nei delicati giorni della firma del contratto. Quando nell’agosto del 1959 Manfredini arrivò nel ritiro di Asiago, una rivista sportiva scrisse: «Di lui non si sa nulla, o si sa ben poco. Potrebbe essere il grande centravanti, potrebbe deludere».[...]