rassegna stampa roma

Garcia: “Totti è nella storia”

 (Il Romanista – L.Pelosi) «Umile e semplice». «Uno dei più grandi giocatori della storia del calcio». «Un grande professionista». Sono solo alcuni dei complimenti che Rudi Garcia ha rivolto a Francesco Totti nell’intervista...

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 (Il Romanista - L.Pelosi) «Umile e semplice». «Uno dei più grandi giocatori della storia del calcio». «Un grande professionista». Sono solo alcuni dei complimenti che Rudi Garcia ha rivolto a Francesco Totti nell’intervista rilasciata al settimanale francese "So Foot". Tutto peraltro perfettamente in linea con quanto il tecnico francese ha sempre dichiarato riguardo al suo capitano.

D’altronde, basta ricordare come, mentre Totti lasciava il campo durante Roma- Napoli, il tecnico continuasse a chiedergli:«Proprio non è possibile continuare?», non volendo rinunciare per niente al mondo alla sua classe. Un’intervista del genere non può certo passare come "Garcia dice che Totti non è un leader", se non addirittura "Garcia attacca Totti", come ieri s’è sentito dire. Tutto questo perché Garcia dice che «è un fuoriclasse, ma non un leader che urla nello spogliatoio per motivare i compagni, quello magari lo fa De Sanctis». Totti non lo fa intanto perché non ne ha bisogno. Basta il suo esempio, come hanno sempre riconosciuto tutti i suoi compagni di squadra. E che il suo carattere sia semplicemente diverso da quello di un De Sanctis non è certo una scoperta di oggi, né un qualcosa che sminuisce il valore o il carisma di uno dei più forti calciatori che si siano mai visti da quando l’uomo inventò il pallone. «Per conoscere bene un giocatore – ha detto Garcia – bisogna allenarlo. Io non so chi siano davvero Messi o Cristiano Ronaldo. Oggi, però, posso dire che Totti è un ragazzo semplice, umile. Non ha mani saltato un allenamento, non ha mai chiesto un trattamento particolare anche se ha 36 anni.

È un tipo che adora il calcio, sempre disponibile. Magari non un leader in spogliatoio. Non è lui quello che si mette a urlare per motivare le truppe, ma è apprezzato dai suoi compagni perché è un ragazzo intelligente, dalla battuta pronta, cosa positiva. Garcia ha anche raccontato nuovamente la storia, già nota, degli sms inviati ai giocatori dopo aver firmato per la Roma. «Un sms personalizzato a ogni giocatore. Per primo a Totti che d’altra parte mi ha risposto per secondo; ma mi hanno risposto tutti. Nelle prime partitelle ha fatto dei passaggi che mi hanno fatto dire "sapevo che era un grande giocatore, ma ora so che è uno dei più grandi giocatori della storia del calcio". E poi è esemplare in campo. Dopo averlo visto mi sono detto che non è solo un grande giocatore, ma che è semplicemente uno dei più grandi giocatori della storia del calcio». Insomma, se a qualcuno sembra che ci sia materiale per creare anche solo il minimo problema tra i due, è un problema di questo "qualcuno".

NON SOLO TOTTI Garcia ha parlato anche di De Rossi: «Potrebbe essere uno dei ragazzi della curva Sud. L’ho scoperta al derby. Un battesimo di fuoco: non puoi essere romanista al 100% finché non giochi e vinci un derby. Ho vissuto emozioni fortissime tutte in una volta. Faccio l’allenatore per questo». E questa Roma dove può arrivare? «L’euforia magari esagerata del buon avvio ci serve oggi. La Roma non è del rango di Juve e Napoli, costruite per vincere lo scudetto e andare lontano in Europa. Non dico che non possiamo vincere lo scudetto, ma oggi non siamo programmati per questo». Infine, la sua filosofia: «Voglio imporre il gioco, non subirlo. Quando mostro i video sugli avversari non mi soffermosui punti forti,masu quelli deboli perché i miei giocatori capiscano che tutte le squadre delle lacune. L’idea è di costruire il gioco, portare il pallone fino all’area opposta, indipendentemente dal pressing. Insomma, tenere palla e attaccare, allargando le linee, creando spazi. I miei terzini sono quasi attaccanti e il cuore dell’azione pulsa a centrocampo. Per questo abbiamo preso Strootman e tenuto Pjanic e De Rossi. E poi voglio flessibilità per passare da uno schema all’altro, mantenendo un equilibrio difensivo, e mai gli attaccanti nella stessa zona. In ogni caso conclude mai credere di sapere tutto. Sono rimasto la stessa persona, ma imparo dai miei errori e oggi ho più esperienza. Ho convinzioni, non certezze».