(Il Romanista - M.Macedonio)Parla di equilibrio e di gioco di squadra, Rudi Garcia, a fine partita. Ma anche di pazienza e serenità. Concetti che ripete più volte, anche più tardi in sala stampa, perché sia chiaro quanto gli stanno a cuore. Non a caso, insieme ai complimenti, dallo studio gli arriva innanzitutto il riconoscimento di aver giocato una “partita intelligente”. «Sì – risponde il tecnico – perché anche il lavoro del primo tempo è stato importante in funzione del secondo. Sapevamo che il Verona gioca bene in difesa ed è forte in contropiede, ma noi abbiamo avuto un equilibrio di squadra che mi è piaciuto molto. Così come l’aver avuto pazienza. Quando si chiude il primo tempo senza reti, la cosa importante diventa poi segnare il primo gol». Fa una disanima precisa della gara, il tecnico transalpino.
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Garcia: “È un buon inizio. Ora umili”
(Il Romanista – M.Macedonio) Parla di equilibrio e di gioco di squadra, Rudi Garcia, a fine partita. Ma anche di pazienza e serenità.
«Avevamo deciso di iniziare forte nel primo tempo – dice – ma faceva molto caldo, che non è una buona cosa per i movimenti. Nel primo tempo dovevamo giocare più di prima e con pochi tocchi, ma se non ci sono spazi, non è facile trovare soluzioni. Nel secondo, con l’inserimento di Maicon, il lavoro di Florenzi, l’entrata di Ljajic e la velocità di Gervinho abbiamo fatte buone cose. Vincere due partite di seguito è sicuramente un buon inizio ma bisogna essere umili, perché la stagione è lunga». Tre gol realizzati, a fronte, anche stavolta, di nessuno subìto. E senza un centravanti puro. C’è semmai da chiedersi se manchi realmente un centravanti, o il tecnico non preferisca la soluzione del regista avanzato, come è con Totti.«Abbiamo tre centravanti – spiega Garcia – perché anche Francesco può giocare là. Quando giochiamo però con due elementi forti sulle fasce, va bene anche così. Non gioco con un attaccante al centro, uno a destra e uno a sinistra, ma con tre che hanno la possibilità di scambiarsi di posto per dare più incertezza all’avversario. E i miei giocatori l’hanno capito bene». Si torna a parlare di certezze. A cominciare dal ruolo attribuito a Pjanic e De Rossi, spesso messi in discussione in passato.
«Per il mio gioco – ammette il tecnico – il centrocampo è fondamentale. Oggi, lo è stato con Daniele, Miralem e Kevin, ma non dimentico Bradley, che ha fatto una grande partita a Livorno, oppure Taddei e Marquinho. Abbiamo molte soluzioni a centrocampo e questo è importante per me». Ciò che colpisce, gli ribadiscono, è la capacità di aiutarsi a vicenda, spesso mancata in passato. «Mi è difficile parlare dell’anno scorso, perché ero in Francia. Ma ho detto ai miei ragazzi che dobbiamo giocare di squadra, quindi aiutare il compagno, ma anche giocare con entusiasmo. Quando c’è la gioia di difendere insieme e attaccare insieme, tutto va per il verso giusto». Si parla di acquisti e cessioni, accennando a Quagliarella, ma Garcia, spiritosamente, fa finta di non capire. «Mercato? Che vuol dire mercato?» dice, sorridendo. Si torna allora a parlare degli aspetti tecnici. Nella passata stagione, gli fanno notare, la Roma non sarebbe stata forse capace di chiudere la partita. «Non so dell’anno scorso – ripete ancora Garcia. – Importante è che quando segniamo un gol, continuiamo ad attaccare. E’ stato così a Livorno e oggi contro il Verona. Fare break è una cosa importante per la squadra». Il gruppo, innanzitutto.
«Tutto è importante – dice. – Lo è il talento, anche se non è sufficiente. I giocatori vivono bene insieme se lavorano con entusiasmo. Questo è molto importante, anche durante la partita. Anche oggi, nel secondo tempo, si è visto che possiamo fare belle cose. Nel primo gol c’è stata un po’ di fortuna, ma quando attacchiamo tanto, e tiriamo tanto, anche da fuori area, c’è la possibilità che il gol arrivi. Il secondo e il terzo sono stati bellissimi. Quello di Pjanic, realizzato con grande classe, e il primo di Adem Ljajic, perché importante per lui. E sono contento anche per Gervinho e la velocità che ha mostrato. Perché abbiamo bisogno – conclude – di mettere i tifosi dietro di noi. E quando la squadra lavora e gioca di squadra, e sa essere combattiva e determinata, i tifosi lo riconoscono».
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