rassegna stampa roma

E Lucho sia

(Il Romanista – G.Manfridi) Rivendico il mio diritto alla faziosità. Da tifoso, e non solo. E’ la faziosità che anima il mondo e che dà movimento e vita alle idee suscitando invenzioni, fantasie, immagini e storie.

Redazione

(Il Romanista - G.Manfridi) Rivendico il mio diritto alla faziosità. Da tifoso, e non solo. E’ la faziosità che anima il mondo e che dà movimento e vita alle idee suscitando invenzioni, fantasie, immagini e storie.

In assenza di faziosità, ogni colloquio crollerebbe all’istante nell’inerzia e il nostro pensare non sarebbe che un concatenarsi asfittico di deduzioni obbligatorie prive di qualsiasi alternativa. Ogni grande storico è stato fazioso e lo è. Tucidide, nel commentare le guerre del Peloponneso, vorrebbe assurgere al ruolo del cronista equidistante, ma, buon per lui, fallisce lo scopo e, imbastendo un capolavoro, fa capire con involontaria chiarezza che tifa Atene. Finanche la superiore altezza della poesia drammatica ci dice che intessere una trama implica una presa di posizione. Addirittura Shakespeare, nel costruire i suoi drammi, parteggia per un personaggio o per l’altro distribuendo il bene e il male secondo criteri che per lo più appartengono ai misteri insondabili del suo inconscio. Tuttavia, mai che imbrogli in modo arbitrario affinché il male ne esca sconfitto. In ‘Romeo e Giulietta’, ad esempio, i suoi campioni perdono, mentre la schiera dei loro avversari, quella degli adulti, vince. Perde l’amato Amleto, come perde lo stimato Bruto; malgrado ciò, è a costoro che vanno le implicite predilezioni del loro autore, che non si fa scrupolo di contraddire il bene a vantaggio del male pur di raccontare la vita per quel che è.

Già, il bene e il male. Ciascuno li distribuisce a proprio piacere nella convinzione di attenersi a princìpi di giustizia che soggettivamente reputa oggettivi, anch’io lo faccio. E dunque, è ai nostri avversari che adesso mi rivolgo. Ai laziali oggi in festa, e che in parte mi hanno inondato di messaggi non proprio entusiasti (...) per quanto da me dichiarato e su queste pagine riportato alcuni giorni fa. Testuale, dall’intervista: “Per me la Lazio è biblicamente il male”. C’è chi ha sostenuto che io la Bibbia non l’abbia mai letta e che le origini del Cristianesimo mi siano ignote, come se l’avverbio ‘biblicamente’ intendesse assumere l’autorità certa di un filologo inoppugnabile. Ma da dove vi viene tanta puntigliosa seriosità? Altra asserzione che ha suscitato virulenti moti di aggressività verbale: “Sporca il paesaggio”. Il riferimento è sempre alla parte avversa, che a mio dire non renderebbe un buon servizio al panorama. Ma nemici miei, voi cosa pensate, cosa provate vedendo i colori che amiamo fronteggiare i vostri? Non, forse, lo stesso moto di repulsa? Ovvio che sì, questo ci è noto, e la cosa a sua volta ci offende. Sicché, la mia ruvida dichiarazione - politicamente scorretta, non c’è dubbio, ma certo meno dei buuu fioriti da spalti non nostri – si limita a ritrarre lo spirito stesso dell’agone da palio che fa da cuore al conflitto sportivo di una stracittadina.