(Il Ronmanista - M.Izzi) - Quando si è ragazzi, è fatale, non si ha tanta voglia di stare ad ascoltare i racconti del tempo che fu,
rassegna stampa roma
E Gunnar convinse Losi a restare giallorosso
(Il Ronmanista – M.Izzi) – Quando si è ragazzi, è fatale, non si ha tanta voglia di stare ad ascoltare i racconti del tempo che fu,
la regola vale per tutti, e sono quasi certo che nei pochi mesi in cui Francesco Totti ebbe Nils Liedholm come direttore tecnico, nella stagione 96/97, certamente non gli sarà saltato in mente di chiedergli aneddoti di prima mano del “Pompierone” Gunnar Nordahl. Ed è un vero peccato perché nessuno, neanche la mamma del centravanti svedese avrebbe potuto parlargliene con maggiore efficacia. Per capire il legame fraterno che esisteva fra i due, basterà tornare al momento dell’approdo di Nordahl in giallorosso. Siamo nell’agosto del 1956, Gunnar da un anno è ritornato in Svezia dove ha pubblicato un libro di memorie (nel maggio 1955, pubblicato in Italia per la Mondadori con il titolo: “Oro e campi verdi”, ovvero “Guld och grona planer”) e dove cerca, a dire il vero con scarsa fortuna, di investire quel che resta dei grandi guadagni del periodo d’oro milanese. L’offerta della Roma lo convince a ritornare alle armi, anche se le polveri sono ormai bagnate e l’intatta, spaventosa potenza di un tempo, non è più supportata dalla necessaria rapidità di esecuzione. Comunque sia Gunnar raggiunge la Roma a Castelvecchio Valdagno, dove la squadra è in ritiro a oltre mille metri d’altezza.
Le foto dell’epoca lo mostrano elegantissimo, mentre assiste ad un allenamento dei suoi compagni contro il Marzotto, in compagnia di Sentimenti IV, di Aronsson e dell’allenatore del Vicenza Andreoli. Perduto in quel meraviglioso paesaggio montano Nordahl, sembra spaesato. Non è un caso, che quando i giallorossi lasciano l’albergo Montalbieri a Castelvecchio per fare rotta verso Frascati, dove avverrà la rifinitura del la preparazione, Nordahl, chiederà all’allenatore Sarosi un permesso di due giorni per recarsi a Milano a salutare un vecchio amico. L’amico è proprio Nils Liedholm. [...]
Gunnar segnò il gol del pareggio alla sua maniera, prima sparando a rete un suggerimento rasoterra di Lojodice che costringe il portiere Gandolfi ad una goffa respinta, quindi raccogliendo in tuffo il pallone mettendolo in porta. Sul finale di gara Nordahl si costruì la più incredibile delle occasioni per il raddoppio. Sfuggi di forza alla difesa, entro in area, scartò il portiere allargandosi sulla destra, ma invece di concludere nella porta sguarnita, cercò di accompagnare la palla in porta, non accorgendosi del ritorno di Frizzi, che buttandoglisi tra i piedi riuscì a liberare in corner. Una volta appese le scarpe al chiodo, nel corso della stagione 1957/58, Nordahl fa qualcosa di veramente grande per la Roma, impedendo a Giacomo Losi di lasciare il club. Il pompierone, passato a svolgere il ruolo di secondo di Busini (curava soprattutto il lavoro tecnico sul campo), raccolse lo sfogo del grandissimo Giacomo. Il difensore, che aveva già raggiunto la maglia di titolare della Nazionale Militare, era sistematicamente escluso dai titolari. Un bel giorno fece la valigia e si apprestò a tornare a Cremona. Nordahl lo incrociò nella hall dell’albergo e gli parlò a lungo per convincerlo che presto sarebbe venuto il suo momento. Losi ha ricordato: «Sapevo che lui non contava nelle scelte tecniche, ma quelle parole mi fecero scattare dentro qualcosa e decisi di rimanere».[...]
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