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Dal Principe alla Tessera, che ricordi col Cesena

(Il Romanista – R.Molinari) – Pensi a Roma-Cesena e credi che sia una partita tranquilla. Senza ricordi.

Redazione

(Il Romanista - R.Molinari) - Pensi a Roma-Cesena e credi che sia una partita tranquilla. Senza ricordi.

Una di quelle che non lasciano traccia. Non è così. Perché contro la squadra romagnola ci sono almeno due episodi da ricordare, da raccontare. I tifosi della Roma sanno che non c’è niente da sottovalutare, niente da tralasciare contro i “bianconeri” romagnoli sia per chi la gioca in campo che sugli spalti. Chiaramente chi è che non ricorda del debutto di Giannini all’Olimpico nell’anno 1981-82 proprio contro il Cesena? Debutto che fu sfortunatissimo per il Principe che perse palla a centrocampo per un’incomprensione con il Divino Falcao lanciando il contropiede dei cesenati che andarono in gol. Partita persa. Quel Principe poi fece una folgorante carriera con la Roma e tranne l’episodio del suo addio, rovinato da alcuni tifosi non curanti del rispetto e della “signoria” che si stava festeggiando, scesero in campo, lasciò un’impronta indelebile nella storia della Roma e soprattutto nei tifosi.

La sua innata educazione e il suo fare da gentiluomo, che lo contraddistinse per tutta la sua carriera sia da giocatore sia da allenatore a nostro modo di vedere, fecero sì che “dribblò” anche quello smacco; lui stesso decise di lasciare lo stadio prima del tempo e con ammirabile serenità informò tramite microfono la fine della festa. Serenità che poi perse, e chi non lo avrebbe messo in dubbio, subito dopo entrato nello spogliatoio con un inarrestabile pianto e un’inevitabile rabbia dentro. Mai e poi mai il tifoso romanista si sarebbe dovuto ricordare di una festa a metà, interrotta senza motivo e giustificazione. Una volta era facile entrare allo stadio sia per raggiungere gli spalti, esistevano a quell’epoca esili spuntoni che potevano fermare solo qualche “piccione”, che dagli stessi al campo di gioco con un bel e virtuoso salto superando quei due metri di fossato che dividevano appunto il “tifoso” dal “giocatore”. Che salto enorme da quei tempi di “bandiere” e “canti” con tamburi e sciarpe fino a quel Roma-Cesena del 2010, prima partita di campionato. [...]

Quel giorno, il 29 agosto del 2010, si sapeva che la curva avrebbe contestato la “tessera del tifoso”. Tifosi che ora per andare allo stadio si vedono costretti burocraticamente a gestire l’ingresso come una propria schedatura e magari trovandosi nella situazione assurda di non entrare perché magari trovato in possesso di una innocua bandiera con asta superiore a due metri o a un fumone o, com’è successo, perché “armeggiava” nelle mani un banale cartoncino che sarebbe servito per la scenografia. Abbiamo visto dare autorizzazioni per spettacoli pirotecnici al derby di Genova, peraltro magnifico spettacolo (noi viviamo per questo), e non autorizzando le stesse cose a Roma. Comunque, quel Roma-Cesena non è stato solo una manifestazione per dire a chiare note che il tifoso non poteva accettare e sopportare simili “decapitazioni” e “discriminazioni”, ma anche che lo stesso tifoso romanista si sentiva “oppresso” da queste “regole” assurde che puntavano alla schedatura. Anche perché con il “biglietto nominale” questo era già stato fatto. Avevano organizzato tutto nei minimi dettagli; la riunione fuori dalla curva per confrontarsi e dialogare su chi era d’accordo e chi no, sempre rispettando il pensiero di chi magari la pensava diversamente da te; la partita, un vero e proprio torneo che ha fatto vedere a tutti l’"armoniosa" carica che il tifo giallorosso sapeva dare. [...]