(Il Romanista - B.De Vecchi) Riecco la politica. La Roma ne sentiva la mancanza. In attesa di sapere a giugno dall’advisor, la Cushman & Wakefield, quale sia la zona migliore per costruire il nuovo stadio, interviene nuovamente il Campidoglio.
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Cochi: “Sarà difficile fare lo stadio”. E perché?
(Il Romanista – B.De Vecchi) Riecco la politica. La Roma ne sentiva la mancanza. In attesa di sapere a giugno dall’advisor, la Cushman & Wakefield, quale sia la zona migliore per costruire il nuovo stadio, interviene nuovamente il...
Per annunciare che «non sarà proprio così facile» farlo. Sono parole di Alessandro Cochi, il delegato del sindaco Alemanno alle Politiche dello Sport di Roma Capitale. «Quando ci indicheranno una o più zone - spiega a romanews.eu - saremo pronti a fornire informazioni logistiche riguardanti le opzioni che ci presenteranno. La Roma ne prenderà atto e farà le sue valutazioni. Ma vorrei ricordare che per fare uno stadio ci vogliono l’ok della Regione, della Provincia e di Roma Capitale. Non è proprio così facile». Curioso. Perché è proprio per evitare polemiche che la Roma si è affidata a un esperto mondiale in materia. La Cushman & Wakefield, appunto.
L’impressione è che Cochi voglia lanciare un messaggio alla Roma. Il delegato pare voler sottolinea il ruolo primario, fondamentale quasi, del Comune di Roma nel procedimento: «L’advisor (...) dovrebbe indicare le zone in cui è più consono costruire lo stadio. E’ un’operazione interamente privata. Ovviamente il Comune, come da programma elettorale, ha tutta l’intenzione di procedere a quella che potrebbe essere la conferenza dei servizi. L’iter prevede che poi il progetto passi all’urbanistica, al tavolo del Sindaco, quindi in consiglio e in giunta. E ci si confronterà, visto che la costruzione di uno stadio coinvolge una serie di argomenti tra cui quello delle cubature». Cochi è disfattista: «Se la Juventus però ha fatto lo stadio con le leggi ordinarie, questo sarà più difficile a Roma». E perché? Burocrazia, forse. (...) «Una volta individuate le zone, noi dovremmo tradurre la burocrazia, come ad esempio i vari vincoli delle sovraintendenze, e provvedere ad accelerare quanto più possibile l’iter perché, sebbene si tratti di un’operazione privata, quello della realizzazione di un impianto sportivo è un’opera che ha comunque un carattere pubblico visto che eventi sportivi e partite di calcio sono di interesse della collettività». Il delegato sottolinea come, «senza la legge che arriva dal Parlamento, non possiamo stabilire una proporzione tra quello che si può destinare a cubatura commerciale, così come avviene per gli shop nel modello degli stadi inglesi o tedeschi, oppure da dedicare ad aree museali, o alla polisportiva come nel caso della Lazio. Noi vorremmo (...) che entro giugno arrivasse sul tavolo l’individuazione dell’area, ma preferiamo non parlare di zone, anche per non far oscillare il mercato visto che siamo di fronte ad un club quotato in Borsa».
Avvertenza: «Il Comune farà la parte del buon consigliere, ma sempre nel rispetto dei ruoli. Per quanto riguarda la nuova gestione, spero che la società americana conosca i proprietari dei grandi terreni all’interno del Raccordo. Perché per fare uno stadio non si può pensare di prendere pochi ettari. Noi, soprattutto in questa fase iniziale, cerchiamo di rimanere in disparte».
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