(Il Romanista - M.Macedonio) - Fosse per lui, farebbe giocare Marquinho come esterno basso a sinistra. O, perché no, Dodò, visto che dopo due vittorie potrebbe essere il momento giusto per farlo esordire. Non sposterebbe invece Castan, così prezioso al centro, e nemmeno Marquinhos, che sta facendo altrettanto bene in quella posizione. Parla da esperto del ruolo, Vincent Candela, che in quella fascia del campo, pur non essendo lui un mancino, ci ha giocato quasi per un’intera carriera, con la maglia giallorossa e non solo. «Non vedrei male Marquinho – dice – quello senza la “s”, perché ha un bel piede sinistro e buona gamba e in quella posizione ci ha già giocato, sia pure occasionalmente, lo scorso anno con Luis Enrique. In questi casi, è importante il ruolo dell’allenatore. E’ lui che li vede tutti i giorni e meglio di chiunque altro può quindi giudicare chi, anche in base a come si è allenato, può giocare in quella posizione. Marquinho, come ho detto, ha una bella corsa, che ben si adatta al gioco che vuole fare Zeman, e oltretutto sulla fascia sinistra è già abituato a giocare. Almeno per quello che è il mio punto di vista, vedrei bene lui, perché se sta bene, anche se non è il suo ruolo naturale, può rendere al meglio. Però, come ripeto, è il tecnico che deve fare le sue scelte».
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Candela: «Diamo fiducia a Marquinho»
(Il Romanista – M.Macedonio) – Fosse per lui, farebbe giocare Marquinho come esterno basso a sinistra. O, perché no, Dodò, visto che dopo due vittorie potrebbe essere il momento giusto per farlo esordire.
Come vedresti uno spostamento di Castan, che nella sua nazionale ha giusto fatto il suo esordio una decina di giorni fa occupando proprio quella posizione?«Sta giocando molto bene al centro e, personalmente, non lo cambierei, perché è importante dare continuità a quello che sta facendo. Quello è il suo ruolo ed è giusto che lo mantenga, anche se ci può stare che in una singola partita, parlando con il giocatore, il mister decida pure di spostarlo a sinistra, mettendo al suo posto un altro difensore centrale, magari Burdisso. La cosa importante è che la Roma possa disporre, come le succede quest’anno, di tante possibili soluzioni. Ha una rosa ampia, fatta di tutti possibili titolari, e di questo va dato merito alla dirigenza, che ha saputo costruire una squadra in cui non mancano le scelte, in tutte le zone del campo: da Destro a Pjanic, a Bradley, e a tutti i brasiliani in difesa. E di questo dobbiamo essere orgogliosi e contenti».
Veniamo allora a Dodò. Acquistato per fare proprio l’esterno sinistro,ma ad oggi,causa il lungo stop da cui è reduce,ancora non utilizzato, fatta eccezione per quei pochi minuti finali nell’amichevole contro l’Aris.«Un po’ poco per darne un giudizio. Ma Zeman, che lo vede tutti i giorni in allenamento, potrebbe aver deciso che è il momento giusto per farlo esordire. Del resto, venendo da due vittorie consecutive, può essere l’occasione buona per farlo».
Fin dall’inizio o a partita in corso?«Se il giocatore è pronto e si sente a suo agio, perché no, anche da titolare. Non l’ho mai visto giocare, né mi era capitato di vederlo prima dell’infortunio, ma so che in Brasile se ne parla come di un giocatore dalle grandi prospettive».
Un po’ quello che si dice anche di Marquinhos, che qui a Roma, come centrale, ma anche da esterno destro,quando è entrato dalla panchina, ha saputo già mettersi in evidenza. Che impressione ti ha fatto finora questo diciottenne?«Diciotto anni, ma con la testa sulle spalle. Non era facile, a Genova, sotto 2-0, recuperare la partita. E anche lui, come tutti gli altri, ha contribuito a questa bella vittoria. Una vittoria di tutti, anche se Totti, De Rossi e Osvaldo per me si sono letteralmente presi la squadra sulle spalle, trascinando tutti gli altri. E facendo sì che diventasse anche la vittoria di Piris, di Marquinhos, di Zeman e di chiunque altro. Anche della dirigenza, che ha fatto un bel lavoro, visto che pur tra alti e bassi dall’inizio del campionato, la Roma è lì, ad un passo dalle prime. E per me può lottare anche con la Juve. Ciò che è importante, ora, è saper gestire al meglio la squadra, facendo entrare al momento giusto il giocatore giusto. Mettendo il campione al posto suo, perché lì può rendere al cento per cento: i giocatori insomma ci sono, quest’anno, e sono tanti e tutti validi».
Da doppio ex,come vedi questa sfida con l’Udinese? «Hanno perso in Europa League e, quando si perde, è sempre dura, almeno a livello psicologico e mentale. Al contrario, quando si vince, la stanchezza non si sente. Penso che per la Roma possa essere un vantaggio, anche se bisogna sempre stare attenti, perché l’Udinese, anche mancando di qualche giocatore, è una bella squadra, abituata soprattutto a lottare fino alla fine. Io, però, sono fiducioso e credo che non ci saranno problemi per portare a casa i tre punti».
Torniamo alla Roma.Quella di Genova,a detta di molti,può essere stata,se non la partita della svolta, certamente un passaggio chiave della stagione. Pensi anche tu che è da lì che si può ripartire con rinnovate ambizioni, o si è trattato solo di un fatto episodico?«Ammetto che anch’io, in occasione delle partite contro il Bologna e la Sampdoria, avevo espresso le mie critiche nei confronti di Zeman. Magari, perché non faceva giocare De Rossi nel suo ruolo, e a mio parere, un campione come lui, come ce ne sono pochi al mondo, deve poter giocare dove meglio può esprimersi. Resto però dell’opinione che è il tecnico a dover fare le sue valutazioni, vedendo tutti i giorni i suoi giocatori. Penso anche che Zeman dovrebbe ogni tanto adattare le sue convinzioni alle caratteristiche dei giocatori di cui dispone, e non costringere – almeno non sempre - il giocatore a piegarsi alle sue esigenze. Con Totti, ad esempio lo ha fatto. Francesco non gioca nel 4-3-3 come giocava tredici anni fa, ma è più libero di muoversi. La dimostrazione che quando c’è un campione, bisogna adattarglisi. Penso che anche Daniele meriterebbe tale trattamento, anche per non rischiare che il giocatore non stia in armonia con se stesso, rendendo quindi meno di quanto potrebbe. Non ne abbiamo tanti, di veri campioni. E allora, meglio salvaguardarli. A Genova, comunque, ho visto De Rossi rientrare spesso e andare a giocare davanti alla difesa, facendo sì che se ne giovasse tutta la squadra».
Conoscendo Zeman,e la sua intelligenza, sei comunque fiducioso?«Lo sono assolutamente. Sono certo che troverà il modo di far giocare tutti al meglio delle loro possibilità. Penso a Destro, che è ancora un po’ frenato, essendo giovane e al suo primo anno a Roma, ma quando si sbloccherà sono certo che farà tanti gol. Mi fido di Zeman, anche se a volte l’ho criticato, perché ha comunque tanta esperienza e idee chiare. Uno che non scende a compromessi e questo per me, oggi, è un valore non da poco».
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